23 febbraio 2021

Simone De Beauvoir, Memorie di una ragazza per bene, Einaudi, 1960

di Virginia Manchisi

Ho scelto questo libro perché, come riportato sul retro della copertina dell’edizione Einaudi, “è il primo tempo dell’autobiografia di una donna che voleva prima di tutto essere libera”. Libertà é la parola chiave sulla quale si struttura tutta la dinamica del testo, ed è partire da questa parola che il passato trova il suo significato. In questo libro, in uno stile raffinato e fortemente evocativo, la De Beauvoir, partendo dal racconto della sua infanzia e adolescenza in una famiglia dell’alta borghesia francese ipocrita e bigotta, descrive il suo percorso di donna alla ricerca della propria identità e alla conquista di se stessa. La sua perenne concentrazione nello studio la porterà a raggiungere risultati impensabili per una donna del suo tempo, non accettandone il ruolo di casalinga o di appendice dell’uomo. Nel suo racconto autobiografico assistiamo ad una messa in discussione di questo sistema sociale e culturale, e si intravede l’inizio di una cultura anticonformista che frantumerà il sistema borghese del ‘900. La lettura di questo memoire credo faccia venir voglia di trasferirsi a Parigi, per passeggiare con Simone per i suoi boulevards e cafè. Alla scoperta della città corrisponde la scoperta del sé, del proprio corpo e della propria interiorità intellettiva. Bellissimo è pure il racconto del legame con Zazà, interrotto dalla tragica morte della stessa, con la quale intreccia una specie di alleanza contro una società che vuole le donne sottomesse a rigide regole borghesi (matrimonio di convenienza, unico orizzonte l’essere mogli e madri).

Alla luce di quanto detto, credo che il libro di Simone de Beauvoir da me proposto, sia il manifesto della sua avventurosa esistenza di donna libera.

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Breve nota a cura di Isa Bergamini dopo l’incontro del gruppo di lettura.

Da parte di tutte le Lettrici è stato sottolineato quanto questo libro, pubblicato nel 1958, sia stato un punto di riferimento per molte donne, una linea di passaggio personale e collettiva che ha dato consapevolezza e occasione di crescita umana e intellettuale. Ma alcune hanno sottolineato che, leggendolo oggi, dimostra i suoi anni, in particolare nello stile che è apparso ridondante ed eccessivo, pur rimanendo interessante in quanto opera di letteratura fortemente legata all’esperienza dell’esistenzialismo.
Durante la discussione sono stati citati altri libri di Simone de Beauvoir insieme ai tre che completano la sua autobiografia, oltre agli scritti dei suoi amici  J.P. Sartre, A. Camus e Nelson Algren.