21 novembre 2023

Pat Barker, “Il silenzio delle ragazze”, traduzione di Carla Palmieri, Einaudi 2019

proposto da Vanda Morano

di Vanda Morano

In questo romanzo l’autrice vuole rompere il silenzio delle donne dando voce a Briseide che narra in prima persona la sua tragica vita sconvolta dalla guerra. Viene quindi superata la omerica visione androcentrica grandiosamente epica per entrare nella quotidianità degli eventi. Il racconto autobiografico inizia con la conquista di Lirnesso da parte degli Achei. Briseide assiste allo sterminio della sua famiglia e alla distruzione della sua città. Siamo agli antipodi della sobrietà di Omero; la guerra è violenza, sangue, rapacità, sadismo e stupro. Le donne assistono impotenti e vengono condotte negli accampamenti achei per essere assegnate ai guerrieri. Briseide, bella e diciannovenne, viene data ad Achille eroe “macellaio”, carnefice della sua famiglia. La narrazione degli eventi è parallela a quella omerica, i personaggi però presentano tutte le loro umane debolezze: dietro la guerra, dietro il mito c’è la storia vera in linea con la sensibilità moderna. Le donne sono unite in una sorellanza dolorosa, domina in loro il senso di un destino a cui non possono sottrarsi. Briseide non è la eroina di Ovidio infelice perchè abbandonata, si muove in spazi pervasi di sangue, ferite e topi. Rinuncia alla fuga, consapevole di non poter cambiare il suo percorso di vita. Gli uomini sono rozzi, si fanno servire chiusi in un gretto maschilismo. Achille è un ossimoro con il suo penoso edipico amore per la madre, con una fragilità accompagnata da una sete di sangue e di vendetta.

Tutti protagonisti della guerra di Troia sono indagati nei più intimi recessi dell’animo. C’è Patroclo con la sua sensibilità, amico, complice e forse amante di Achille e sostegno di Briseide. C’è Agamennone prepotente e spergiuro. C’è il fragile vecchio Priamo. Ci sono tante figure femminili. La storia termina con la fine della guerra e il compimento del destino di Achille che muore. L’happy end prevede che Briseide si annidi in un tranquillo ruolo di moglie di Alcimo “un pò sciocco” ma “brava persona” perché “c’è ben di peggio a questo mondo che sposare uno sciocco”.

Considerazione sensatamente antieroica. Di recente provengono, soprattutto dalla cultura anglosassone, riscritture dei classici con romanzi che hanno comunque un valore divulgativo. Si cala il passato nel presente, lo si riplasma alla luce di culture diverse. C’è anche una volontà di appropriazione femminista del mito per attribuire alle donne un ruolo nella storia. Queste riscritture sono legittime? La riscrittura è un tradimento? I miti sono narrazioni complesse, meravigliose che mescolano l’umano e il divino, lo straordinario e il quotidiano. Nel mito i personaggi sono statuari. In quasi tutte le riscritture il quotidiano spegne la straordinarietà.

Il libro di Pat Barker è una dignitosa operazione commerciale in cui manca però la capacità di evocare, di alludere che è della grande letteratura. Il detto prevale sul non detto nella descrizione dei personaggi e di alcune situazioni. La lettura comunque sollecita riflessioni profonde sulla guerra, sulla condizione femminile e, soprattutto, può farci nascere il desiderio di tornare ai classici, quelli veri che “parlano delle cose più importanti e le raccontano attraverso la bellezza”

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Breve nota a cura di Elisa Cataldi dopo l’incontro del gruppo di lettura.

I giudizi delle Amiche del nostro gruppo di lettura sono stati molto diversi, ma la maggior parte di noi lo ha trovato banale, inutile, secondo qualcuna addirittura noioso. Trasformare un poema epico in un romanzo di facile fruizione, nega la musicalità, la solennità, la poesia del verso; nulla dice del ritmo, dell’intensità, della teatralità dell’opera originale. Nessuna emozione. Quasi una “versione in prosa” del poema omerico! Racconta il femminile con uno sguardo tutto e solo femminile. La sopraffazione delle donne, la mercificazione del loro corpo, la loro “vittimizzazione secondaria”,  forse una “sindrome di Stoccolma”, la sorellanza e la solidarietà nella sventura, e poi gli stereotipi degli eroi, sempre solo uomini, di una virilità che non conosce la paura, la viltà, il pianto. Alcune hanno trovato fastidioso il continuo passaggio dell’io narrante dalla prima (Briseide) alle terza persona. Meglio sarebbe stato forse un saggio, un’opera sostenuta da una più attendibile documentazione sulle donne dell’epoca! E’ stato evidenziato il recente proliferare di opere simili e prevalentemente di autori di lingua anglosassone, tanto da far pensare ad un’operazione commerciale di tendenza e di scontato successo.

Ad alcune di noi invece il romanzo (perché di romanzo si tratta, liberamente tratto dall’”Iliade” di Omero e da “Heroides” di Ovidio) è piaciuto e anche molto. Una lettura godibilissima su personaggi e situazioni conosciute tanto tanto tempo fa, nella primissima giovinezza e poi mai più riprese. E non solo nomi, ma una acuta descrizione dei caratteri che ce li rende indimenticabili come la dignità dei vecchi padri che vanno a reclamare i loro figli (Il sacerdote di Apollo che chiede ad Agamennone la restituzione di Criseide e poi Priamo che va da solo e disarmato nell’accampamento di Achille a chiedere il corpo di Ettore). Opere da alcune di noi, addirittura mai lette perche’, noi lo dimentichiamo spesso, i poemi omerici fanno parte di una formazione classica tutta italiana, un back ground che spesso diamo per scontato e che invece in culture altre, non viene insegnato nelle scuole ma studiato solo da alcune èlite che scelgono di occuparsene. Spesso la nostra autoreferenzialità guarda con diffidenza a canoni culturali diversi portando a difficoltà di rapporti tra culture. E questa è la ricchezza del nostro gruppo di lettura che vede la presenza anche di componenti provenienti da altre culture, senza dei quali forse ci sarebbero mancati questi importanti spunti di riflessione. E’ stato poi ricordato che, anche in questo romanzo, le donne che non hanno diritto di parola, tessono e ricamano. Si esprimono così: Elena attraverso il suo arazzo, racconta! Questa riflessione, tratta dal libro “Voci di donne nell’epica” di Cecilia Nobili, ci ha fatto riflettere sul fatto che in effetti le parole “poesia, rapsodia “vogliono dire “cucire insieme” e che la parola “testo” viene dal verbo tessere.

La lettura di questo romanzo inoltre, è coincisa con la lettura teatrale delle “Troiane” di Euripide che il nostro gruppo ha cominciato ad affrontare con grande interesse e partecipazione; esperienza che ha intenzione di continuare con la lettura di altre opere del teatro classico

Testi citati durante l’incontro:

  • Iliade   di Omero
  • Lettere di eroine di Ovidio
  • Cassandra di Christa Wolf
  • Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso
  • Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
  • La canzone di Achille di di Madeline Miller
  • Voci di donne nell’epica di Cecilia Nobili
  • Omero, Iliade  di Alessandro Baricco
  • Odissea di Nikos Kazantzakis