17 dicembre 2024

Karen Blixen, “Racconti d’inverno“, traduzione di Adriana Motti, Adelphi, 1980

proposto da Tonia Lamanna

di

________________________________________________________________________________________

Breve nota a cura di Elisa Cataldi, dopo l’incontro del gruppo di lettura:

Molto si è detto della biografia della scrittrice e di quanto la stessa abbia influenzato la narrazione ed i suoi contenuti. Si tratta di 11 racconti molto diversi l’uno dall’altro, pubblicati nel 1942. Piccoli gioielli di narrazione che si prestano a molteplici e sovrapposte chiavi di lettura.

Sempre struggente la descrizione del paesaggio dipinto con pennellate prevalentemente nostalgiche e malinconiche: rende benissimo la consapevolezza della scrittrice di appartenere a quella terra, a quei luoghi incantati di nebbie “sognanti” e di brume, di boschi e di brughiere, di acque e di ghiacci. La scrittrice crea atmosfere che vanno dal fiabesco, al surreale, all’onirico, per raccontare di viaggio, di mare, di infanzia, di eroismo femminile, di arte. Personaggi quasi ottocenteschi come trovatelli, principesse, bambini scambiati alla nascita, schiavi e padroni, maghi e marinai, molto lontani dal modernismo imperante, sono i protagonisti di storie spesso lontane da ogni logica, senza nessuna preoccupazione per la verosimiglianza, per la consequenzialità degli eventi, racconti che finiscono talvolta in modo sospeso, irrisolto.

Si tratta di personaggi inquieti, in preda a profondi conflitti interiori. Tutte le metamorfosi narrate rimandano alla perenne ossessione della Blixen, per il gioco degli opposti: desiderio/realtà, schiavo/padrone, fedeltà/tradimento, onore/vergogna, gioia/dolore, insoddisfazione/accettazione del mondo. Da alcuni definite favole per adulti o parabole di una religiosità laica, portano con sé un messaggio, una verità, un insegnamento che consiste essenzialmente nella sintesi, nel superamento di queste profonde dicotomie: l’accettazione del mondo con tutte le sue contraddizioni.

Questo patrimonio filosofico-etico-religioso della scrittrice, ha fatto pensare ad alcune di noi, alla filosofia del conterraneo (di poco precedente) Kierkegaard, fondatore dell’Esistenzialismo.

Globalmente la maggior parte di noi l’ha trovata una lettura godibilissima, un viaggio veramente fuori dal comune.

Opere citate di o su Karen Blixen:

Il pranzo di Babette, Film del 1987, regia Gabriel Axel

Capricci del destino, Karen Blixen, Ed. Un. Ec. Feltrinelli

Karen Blixen: un conflitto irrisolto, Ole Wivel, Ed. Iperborea

Nomi, Nadia Fusini, Ed. Feltrinelli