Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov
Commenti e riflessioni9 marzo 2019
Michail Bulgakov, Maestro e Margherita, Mondadori, 2017
Registrazione della relazione del prof. Marco Caratozzolo, a cura di Elisa Cataldi
“Tra le Sue letture preferite, è un romanzo molto complesso, capace di scoraggiare molti lettori. Perfino gli studiosi fanno fatica a definirlo. Si può parlare di romanzo enciclopedico perché vi si condensano varie forme letterarie per trattare i 2 – 3 temi principali, presi in considerazione da diversi punti di vista. Vi si può riconoscere la forma della satira ed anche la forma dialogico-teatrale (molto frequenti infatti, le trasposizioni teatrali), e c’è la forma del poema.
Il primo personaggio che appare è Brezdomnji, che vuol dire “senza casa”. In Russia ogni nome ha un significato e il tema della casa, in questo romanzo, è fondamentale. Casa in senso fisico e casa in senso affettivo, spesso non coincidenti. E’ un romanzo, nel romanzo, nel romanzo: si narra di uno scrittore (il Maestro) che ha scritto un romanzo. Alcuni parlano di romanzo Apocalittico per i riferimenti alla Bibbia, che B. conosce bene perché è vissuto in un ambiente di preti. Il padre è un prete sposato, lo zio Serghiej è un prete che ha fatto una gran carriera diventando un famoso teologo, docente all’Università di Kiev, per poi approdare a Parigi dove è entrato in contatto con molta della intellettualità dell’epoca. Per i Russi, l’Apocalisse è una delle parti più importanti della Bibbia. Forse perché ha a che fare con gli spazi infiniti della loro terra. I Russi non si accontentano mai di quello che vedono, tendono a non vedere la fine delle delle cose, gli orizzonti. Per loro ciò che non si vede, l’utopia, diventa possibile.
Definito anche romanzo fantastico, si svolge in 3 dimensioni: terra, cielo, inferi, in una continua confusione tra i concetti del bene e del male. I Russi pensano sempre per opposizione radicale: o è bianco o è nero, o è inferno o è paradiso, o è male o è bene. Non hanno mai sviluppato come gli occidentali una visione intermedia, non esiste il Purgatorio, non esiste alcun mondo di mezzo. Come nella Croce Ortodossa: nell’alto ci sono Dio e i Santi, nel basso i demoni, nel mezzo c’è una linea diagonale che corrisponde all’ago della bilancia: o su o giù!
Potere e libertà sono temi dominanti non solo nella biografia di B., ma anche nel romanzo ed in tutti i personaggi, sia realistici che fantastici. L’essenza del romanzo sta già tutta nell’epigrafe tratta dal Faust di Goethe che dialoga con Mefistofele: “…Dunque tu chi sei? “ “ Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Dunque il diavolo: il tema del Diavolo è sempre molto presente nella letteratura russa. Il diavolo che è destinato a fare il Male, ma in mondo talmente negativo e corrotto, ogni suo intervento non può che configurare il bene. E qui viene fuori tutto il rifiuto, l’odio di B. per la corruzione dilagante della moderna società socialista, fatta di burocrati gretti, di critici asserviti al regime che costringono gli scrittori ad esprimere solo idee ad esso gradite.
Altro tema è la città: Mosca che B. amava tantissimo. Tutto il romanzo è scritto a Mosca e si svolge a Mosca. La città fisica si oppone a questo inferno, a questo luogo “altro” dal quale viene fuori il diavolo Voland e tutta la sua corte. Tutt’ora a Mosca, si possono visitare i luoghi di Bulgakov. Agli Stagni del Patriarca c’è un segnale stradale in cui è raffigurato un gattone nero (Behemoth) e la scritta…”mai parlare con gli sconosciuti!” Inoltre dobbiamo fare molta attenzione ai colori: soprattutto il Nero e il Giallo, molto importanti nella cultura russa. Dopo capiremo perché.
Il romanzo non ha alcun precedente né nella letteratura russa, né in quella europea. Presenta 3 diverse linee narrative: ognuna contiene un’ambientazione che sconfina in un’altra dimensione.
1 – Il MAESTRO, che non ha alcun nome, ha scritto un romanzo sulla Crocifissione di Cristo, argomento molto pericoloso per il regime sovietico. Il Maestro sta con Margherita, una donna sposata, neanche tanto bella, che quando lui viene catturato e mandato in un ospedale psichiatrico, farà di tutto per liberarlo.
2 – Il DIAVOLO. Ogni 30 anni deve organizzare un Sabba in una città diversa. Quest’anno sarà a Mosca e sarà dedicato a Margherita.
Woland arriva a Mosca e, vedendo la corruzione dilagante, decide di fare il bene e punisce i corrotti. La prima scena si svolge negli Stagni del Patriarca, luogo molto importante a Mosca. Woland ed il suo seguito, mettono a soqquadro la città.
La dimensione fantastica lascia il posto alla dimensione reale: il gatto che sale sul tram e vuole pure pagare il biglietto. B. prende questa commistione reale/irreale, da Gogol. (Nel suo famoso racconto Il naso, un naso si stacca da una faccia e se ne va in giro per San Pietroburgo con le sembianze di un ammiraglio. Le persone non si stupiscono di questo, ma del fatto che l’ammiraglio non mostri decorazioni sull’abito). Qui l’effetto comico si mescola col tragico e col romanzesco.
3 – La storia di CRISTO e di PILATO. B. aveva letto tutti i Vangeli Apocrifi, soprattutto quello di Nicodemo. E’ affascinato dalla figura di Pilato. B. inventa il rapporto Cristo/Pilato e lo attribuisce al Maestro. Tutti i nomi sono in Aramaico, la lingua del tempo di Gesù. Molto ben descritto il clima caldo e afoso. Pilato ha un gran mal di testa e odia Caifa. Ha capito che Cristo è innocente ma il suo giudizio non può prevalere su quello di Caifa. A Pilato, che durante l’interrogatorio lo accusa di andare in giro a predicare la verità, Cristo ribatte: “ma cosa è mai la verità?” “ La verità è che hai mal di testa, ma fra poco, quando ti raggiungerà il tuo amato cane, starai meglio”. Cristo, leggendo nel pensiero di Pilato, mostra così di possedere poteri paranormali e convince Pilato della sua grandezza. Qui B. si ispira alla Demonologia, ma anche alla tradizione del Presepe Russo-Ucraino che si sviluppa in verticale con la Natività in alto e, in basso, tutto il male rappresentato dai Demoni ed anche da Erode .
Nello spettacolo di magia, Woland mette a soqquadro tutto e tutti e fa scomparire i vestiti lasciando i personaggi nudi. Anche Margherita per partecipare al Sabba, si deve denudare. La nudità, nella Russia dell’epoca, rappresenta un grande tabù, ma per B. Nudità = Verità , concetto pericolosissimo per il regime sovietico e B. rischia di essere denunciato per propaganda sovversiva. Alla fine, il Maestro che era stato rinchiuso in una clinica psichiatrica, viene liberato, ma non ottiene la riabilitazione, bensì solo la pace. Pilato invece, che pentito e rimasto per 2000 anni a rimuginare le sue colpe, viene liberato da Woland. E’ tutto molto simbolico. Alcuni personaggi, così come alcuni passi del romanzo, anche lunghi, non appaiono funzionali alla storia, alla fine non vogliono dire niente. Anche in questo, come per la commistione fra reale ed assurdo, B. riprende lo stile di Gogol il quale era come se infilasse anelli in una lunga collana, che risultava ininfluente ai fini della narrazione (per es. ne “Il cappotto”).
WOLAND viene fuori dai trattati di Demonologia molto in uso nella Russia di quel tempo, ma anche dal Faust di Goethe e da Berlioz che aveva scritto “La dannazione di Faust”; infatti Berlioz è anche uno dei personaggi del romanzo. Non dimentichiamo che il diavolo compare ne “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji ed anche in Gogol, ma per B. questo diavolo chi è, vestito secondo la moda dell’800, fustigatore di burocrati corrotti e di critici asserviti al potere? Un mecenate e giustiziere. Ma nella letteratura russa (diversamente da quella europea) non esiste un giustiziere, un giudice, non esistono i romanzi gialli. Qui gli unici giudici sono Dio e lo Zar . Di qui l’altra interpretazione possibile, che per B., Woland sia Stalin. Capovolgendo la W di Woland, infatti, appare la M. La M di Maestro, M di Margherita, ma Maestro era anche il modo in cui veniva chiamato Stalin. Oppure Woland è proprio Bulgakov nel suo intento di fustigare la corruzione dilagante ed i critici asserviti al potere.
MARGHERITA, come Anna Karenina, è un’adultera. E’ un personaggio che nasce nell’errore. Quando B. la descrive, al primo incontro col Maestro, Margherita ha un mazzo di “fiori gialli inquieti, un soprabito nero ed una grande solitudine negli occhi”. E’ tutta una contraddizione: è una donna non bella eppure capace i esercitare sul maestro un’attrazione, una fascinazione fortissima. Il vestito nero è il segno del peccato (nero era pure il vestito di Anna Karenina quando al ballo seduce Vronskji). Il nero è anche il colore degli inferi, carico di simboli religiosi negativi. In Russia il giallo è il colore dell’emarginazione, della prostituzione (i manicomi si chiamano “la casa gialla”, le prostitute devono avere il biglietto giallo – Sonja in Dostoevskji). Margherita, donna emarginata, presenta poi tratti di follia che attraggono ed affascinano Woland. Il diavolo fa le funzioni di Dio.
DIALOGO TRA WOLAND E LEVI MATTEO. Woland è il Capo del Dicastero del Male, ma ha continui contatti col Capo del Dicastero del Bene che è DIO: fra loro, si dividono i compiti ed anche le sorti degli esseri umani. Levi Matteo è un fan appassionato, poco critico di Cristo, lo segue sempre in modo pedissequo e, secondo Woland, neanche tanto intelligente. Verso la fine del romanzo Woland incontra Levi Matteo e, in risposta al rifiuto, all’avversione di quest’ultimo, gli fa notare che le ombre (del male) sono necessarie. “Cosa farebbe il tuo bene se non esistesse il male?”. Questo è un concetto molto radicato nella religione Ortodossa Russa: il peccato è necessario alla crescita, il bene si può raggiungere solo dopo aver esperito il male. Il bene e il male non solo dialogano, ma collaborano, si scambiano di posto, sono necessari entrambi. In questo senso Woland è visto non tanto come oppositore, quanto come strumento di Dio.
In risposta alle domande dei presenti, poi, il prof . Caratozzolo sviluppa questi importanti concetti:
– Il suicidio per i Russi è la colpa più grave. Questo è il romanzo del ‘900 in cui muoiono più persone (133 morti!). Morte come preparazione del bene
– Rapporto di B. con Stalin. Non tutte le colpe sono di Stalin.
I Russi hanno sempre ritenuto necessario un Capo, un Padre buono (lo ZAR). Stalin ammirava B. e, da stratega consumato, risponde pure alle ripetute lettere e telefonate di B. Gli dà un posto nell’ambitissimo Teatro dell’Arte, salvo poi a non permettere mai la pubblicazione del suo romanzo!
– La religione in epoca post-rivoluzionaria: i Russi non sono mai stati e mai saranno atei!
Colui che più aveva vietato le manifestazioni religiose era stato non tanto Stalin, quanto soprattutto Lenin: aveva saccheggiato le chiese, uccidendo coloro che le difendevano, perché quei beni servivano a finanziare la rivoluzione (il fine giustifica i mezzi).
Biografia di Michail Bulgakov.
Era un personaggio molto inquieto, un carattere molto difficile, già prima della Rivoluzione, che di fatto non accettò mai. Nacque a Kiev in Ucraina nel 1891. Kiev, prima di essere rasa al suolo dai Mongoli di Gengis Kan, era la capitale della Russia e aveva dato i natali a molti grandi letterati come Gogol. Suo padre era un prete che non fa carriera, restò curato, si sposò ed ebbe molti figli. Il fratello del padre invece, Serghiej, diventò un famoso teologo, docente all’Università di Kiev e approdò perfino a Parigi dove ebbe modo di frequentare l’intellettualità parigina. B, quindi, cresciuto in un ambiente fortemente religioso, maturò con la religione un rapporto molto conflittuale. Cercò sempre, nella figura di Cristo, il lato umano (esattamente come come Tolstoji ). Partì però dal presupposto che i Vangeli Canonici hanno molto taciuto, molto travisato ed edulcorato la verità (Tolstoji). Il rapporto con la Chiesa Ortodossa non è mai stato lineare. Studiò medicina e come tanti altri scrittori russi, scoprì la letteratura attraverso la Scienza (Cechov, Dostoevskij erano ingegneri): le 2 dimensioni della cultura russa dialogano sempre tantissimo. Si laureò nel 1918 in piena guerra civile, ma, non accettando la rivoluzione, scappò ad Odessa, per poi tornare a Mosca. L’apprendimento della professione medica, prevedeva un tirocinio per il quale B. venne mandato in un paesino sperduto del Caucaso a curare i poveri contadini, con turni massacranti. Un po’ per sopportare la fatica, un po’ per curare un’infezione sopravvenuta nel curare una bambina con la difterite, B. cominciò a fare uso di morfina fino a diventarne dipendente da vero e proprio morfinomane. Questa esperienza è descritta nel bellissimo “I racconti di un giovane medico”, nel quale già vediamo comparire il tema del conflitto fra il bene ed il male. Mentre cura le persone il medico sente le voci del diavolo che lo consiglia per il male e di un angelo che gli suggerisce il bene. Tornò a Mosca alla fine degli anni ’30 e cominciò con lo scrivere brevi racconti (che dovevano durare 30 minuti), seduto nella redazione di un giornale, fumando in modo accanito. Questi racconti saranno pubblicati su riviste di lavoratori come ferrovieri, medici etc. Siamo negli anni ’30. E’ l’epoca di Stalin che lui odiava tanto da dover evocare il Diavolo (Woland) per annientarlo.
Il Maestro e Margherita ha avuto una gestazione di circa 12 anni, scritto dalla moglie sotto dettatura. Quando B. morì, nel 1940, il romanzo era appena terminato. Ma non fu mai pubblicato fino al 1967, anno in cui fu presentato, pur con indecorosi tagli di censura.
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