Francesco Granito – Mostra
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Le sculture e le installazioni di Francesco Granito in
Equilibrio Squilibrio
3 ottobre 2021
di Angela Mengano
Domus Milella, nell’imponente palazzo De’ Gironda che Nelly Milella Sublimi con la sua famiglia ha restaurato, offrendo alla città un prezioso contenitore culturale, ospita in questi giorni lo scultore Francesco Granito, barese di adozione ma originario di Apricena, con la mostra curata da Carmelo Cipriani e promossa in collaborazione con l’Alliance di Bari.
A noi dell’Adirt stamattina, in una bellissima domenica di incipiente autunno, Granito ha raccontato l’origine e il senso della sua ricerca sul reale e sull’ambiguità della materia. Allusivo il titolo da lui dato alla mostra, “Equilibrio Squilibrio” (e all’opera che compare al centro dello spazio esterno).
Nella prima stanza del piano nobile un video rende visibile la genesi di una sua opera, fino alla collocazione in una delle strade principali del suo paese natale, Apricena, famoso per la pietra che si estrae dalle sue cave e che lui definisce simile alla pietra di Trani, e più dura del marmo, utilizzata finanche per le decorazioni della reggia di Caserta. Il video, affascinante, mostra la fatica immane dell’estrarre (“togliere”) dalla pietra la forma finale. Mi fa pensare allo sforzo michelangiolesco. Compaiono nel filmato alcuni esempi delle opere che nel tempo Francesco Granito ha creato per luoghi pubblici, tra gli altri un altare per il Santuario della Madonna dell’Incoronata ad Apricena, ma anche la straordinaria installazione “Scultura di vento” issata su pali nel lago di Lesina.
La mostra, imperniata sull’ultimo ventennio della produzione dell’artista, include anche qualche opera dei due decenni precedenti come ad esempio, nel salone del piano nobile, “Cielo”, dipinto a olio su frammenti di legno su cemento. In questa sezione, ospitata in interno, è il confronto-contrasto tra pesantezza della materia e leggerezza della forma che balza agli occhi. Scrive Carmelo Cipriani nella presentazione della mostra “Nel perpetuo gioco dell’arte la forma rincorre il pensiero, mentre la materia esula da se stessa: la terracotta simula la stoffa, il gesso il marmo, la terraglia la carta, il legno il vetro”, in un crescendo di ossimori sia nei titoli che nei contenuti (“Ti lancio un pensiero”, “Scultura di vento”, “Soffioscultura”) e di giochi di parole (“Stendiamo un velo pietoso”).
Quelle stoffe con quei ricami, dove si possono vedere persino i segni delle piegature del tessuto, che con effetto trompe l’oeuil sembrano veri, sono invece di dura pietra! Rendere leggera una materia pesante come la pietra é una sfida all’ovvietà. Mi viene in mente l’iperrealismo, ma anche il Cristo velato della Cappella Sansevero a Napoli. L’iperrealismo però – Francesco Granito mi corregge – adottava tecniche fotografiche, mentre qui lui parte dalla manualità facendone una bandiera: bisogna recuperare la manualità per esprimere concetti.
Grazia e leggerezza nelle opere in cartoncino come in “Ti lancio un pensiero”, mentre attira la nostra attenzione “Il libro é una farfalla”, un libro di ceramica da cui scaturiscono in volo farfalle. Sarebbe bello – dice un’amica – farne il logo di LeggerMente, il gruppo di lettura all’interno della nostra Associazione.
Nel giardino pensile, le opere esposte rappresentano la complessità dell’arte nel rapporto con la levità del gioco e dell’infanzia, mentre l’infanzia violata appare nell’immagine della scarpetta infantile abbandonata nella risacca dell’onda, a evocare una delle tante, troppe tragedie del mare. Al centro dello spazio ecco l’opera che dà il titolo alla mostra, “Equilibrio Squilibrio”, un castello di carte da gioco formato maxi in equilibrio precario, poi la trottola, poi gli aeroplanini di carta a mò di pensieri lanciati in volo.
E’ anche l’occasione per immergerci nella magia di un giardino storico ricco di misteri e attrattive, dove scopriamo, in un angolo remoto, la casetta sull’albero indicativa di un pensiero giocoso, il giusto sfondo a questa bella mostra che ha suscitato in noi tanto interesse e tante riflessioni.
Angela Mengano