Viaggio Livorno – Pisa. Programma

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Viaggio Livorno – Pisa

27 novembre – 1°dicembre 2018

 Programma

Martedi 27 novembre

ore 7.15 partenza da Largo Sorrentino / 7.30 Largo 2 Giugno

Santa Severa: il Castello dove erano i tesori della mitica Pyrgi

Pranzo libero

ore 18.00  Livorno.  Cena e Pernottamento

Mercoledì 28 novembre

Ore 7.30   sveglia e prima colazione

ore 9.00   Livorno:  l’anima commerciale e marinara

In battello lungo i Fossi Medicei:  i canali, i ponti, le case con le fondazioni sull’acqua, i magazzini,  il quartiere Venezia, le antiche fortezze, il Mercato Centrale, il più bello   d’Europa.

Pranzo libero

Il centro storico: Piazza Grande, Piazza della Repubblica, il Cisternone, i 4 Mori,  la Terrazza Mascagni.

ore 20.30 Livorno. Cena e pernottamento

Giovedì  29 novembre

ore 7.30   sveglia e prima colazione

ore 9.00   Livorno: il teatro della scissione , Villa Mimbelli: il  Museo Fattori.

Pranzo libero

ore15.00 Pisa Piazza dei Cavalieri: Palazzo dei  Cavalieri, il Palazzo della Carovana , la Normale.

ore 20.30 Livorno. Cena e pernottamento

Venerdì 30 novembre

ore  7.30   sveglia e prima colazione

ore  9.00   Pisa. Percorso Galileo. Piazza dei Miracoli:  il Battistero, Torre Pendente, la Cattedrale, il Cimitero Monumentale.

Pranzo libero

ore 15.00  Pisa: il Lungarno, Palazzo Reale,  Borgo stretto, la casa di Galileo.

ore 20.30 Livorno. Cena e pernottamento

Sabato 1 dicembre

ore 7.30   sveglia e prima colazione.   Ore 9.00 partenza

Cerveteri : Necropoli etrusca la “Banditaccia”.

Pranzo

Ritorno a Bari. Arrivo previsto ore 23.00   Largo 2 Giugno / Largo Sorrentino

Lucia Aprile: 338.6092628 – 339.4029450

Angela Mengano: 338.4639612

Viaggio di Autunno: rettifica date.

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A rettifica di quanto segnalato nel recente comunicato Ottobre – Novembre 2018, si fa presente che le date del Viaggio d’autunno saranno le seguenti:

Viaggio d’autunno:  27 novembre – 1 dicembre 2018

PISA: la Scienza , Galileo, la Normale.

LIVORNO: la prima scissione della storia della sinistra; il “giro dei fossi”; i canali d’acqua medicea.

Informazioni, programmi e prenotazioni: MARTEDI 30 ottobre, dalle 16.30 alle 17.30. IN SEDE.    

Prenotazione telefonica:  339.4029450 –  338.4639612

Diario di Viaggio. Calabria. Maggio 2018

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Diario di viaggio

CALABRIA

17 – 20 maggio 2018

 

A cura di Angela Mengano

Giovedi 17 maggio

Partenza alle 7:30.  Siamo in 28, oltre a Nicola, il nostro autista ormai diventato presenza imprescindibile nei nostri viaggi.  Pausa caffè nel versante lucano della Jonica, pausa panino verso Cosenza. Lasciata l’autostrada Salerno- Reggio allo svincolo Serre, ci addentriamo nel parco naturale omonimo, cuore montuoso della regione calabra. Nostra prima meta è la Certosa di Serra San Bruno. Luca, nostra guida per le mete di questa prima giornata, (ci dice di essere anche docente di tromba del locale Conservatorio) è ad attenderci alle porte del paese. Al termine di un breve giro nel centro abitato, che vanta belle chiese, e tra queste visitiamo l’Addolorata, e palazzi interessanti, raggiungiamo la Certosa, isolata in mezzo ai boschi, dove rova il suo habitat il maestoso abete bianco. Bruno da Colonia, fondatore dei Certosini,  giunto qui, tra la Sila e l’Aspromonte nel 1090, riferiva ai suoi amici: «Abito un eremo abbastanza lontano d’ogni parte dall’abitazione di uomini. Che cosa devo dire della sua amenità, clima e felicità o della pianura ampia e bella, distesa in lungo tra i monti, dove sono prati verdeggianti e floridi pascoli? Che cosa devo dire della veduta dei colli che da ogni parte s’innalzano dolcemente, del rifugio delle fresche valli e dell’amabile abbondanza di fiumi, ruscelli e fonti?». Oasi di pace nonché baluardo della chiesa: fu papa Urbano II, al secolo Oddone di Lagery, a fare del santo d’Oltralpe suo strumento per la latinizzazione dei riti – perseguita con l’aiuto dei Normanni per soppiantare una cultura, quella greco – bizantina, fino allora fortemente radicata in queste zone. Nel Museo annesso, unica parte visitabile, si può avere solo una pallida idea di quello che dovette essere nei primi secoli dalla sua fondazione, centro di irradiazione di arte e cultura, dove convenivano scalpellini e artigiani di valore, maestranze locali e napoletane. Intorno alla Certosa – che oggi ospita una quindicina di monaci – sono fiorite leggende, persino Leonardo Sciascia ipotizzò che il fisico Ettore Majorana, scomparso nel 1938, vi si fosse nascosto per sfuggire al mondo, e forse anche per sottrarsi al peso terribile di dover far parte del gruppo di scienziati che avrebbe messo a punto la bomba atomica.             Ripresa la strada (lasciando in zona, perchè non si può vedere tutto, un sito di archeologia industriale, la Ferriera Ferdinandea di Mongiana, e la tenuta boschiva sede di produzione della Mangiatorella , acqua minerale molto diffusa non solo in Calabria), ecco la magnifica Cattolica di Stilo, greco-bizantina, in alto, con il borgo che si distende ai suoi piedi. La sosta si prolunga e ne approfittiamo per accaparrarci souvenir calabresi a base di bergamotto. La statua di Tommaso Campanella nella piazzetta del paese ci ricorda che qui ebbe i natali l’illustre filosofo, anticipatore del pensiero moderno. Poi l’approdo all’ Hotel Kennedy di Roccella Jonica che ci accoglie in modo squisito, con un’ottima cena, finalmente possiamo rilassarci sorseggiando il vino di Roccella, l’Anfisya, nonostante una comitiva numerosa e rumorosa a noi contigua ci renda difficoltosa la conversazione. Molto gentilmente lo staff ci viene incontro mettendoci a disposizione una saletta appartata dove possiamo tanquillamente concludere la nostra serata scambiandoci le impressioni del primo giorno di viaggio in Calabria

Venerdi 18 maggio

Mentre andiamo verso Locri leggo, nelle pagine di cronaca di un giornale locale, la recensione di un libro da poco dato alle stampe, La maligredi: L’autore è Gioacchino Criaco e racconta la sua Calabria, anzi una pagina di storia sconosciuta, il ’68 in Aspromonte e i suoi straordinari protagonisti. Davanti al Museo Archeologico di Locri incontriamo Daniela Strippoli, la nostra guida, che dopo una breve introduzione storica ci conduce all’interno dell’area archeologica di Locri Epizefiri. Ricordo di avere visitato un piccolo Antiquarium molti anni fa, oggi questo Museo espone reperti di eccezionale bellezza, come i Pinakes in terracotta raffiguranti scene relative al mito di Persefone; ignoravo anche che da quest’area, e precisamente dal tempio di Afrodite in contrada Marasà, proviene il celeberrimo Trono Ludovisi oggi nei musei di palazzo Altemps a Roma.

Da Locri a Gerace. Il divertente trenino della signora Giovanna ci risparmia la fatica di scarpinare fino alla parte alta del borgo medievale, affacciato su un ampio panorama, entrato nel club esclusivo dei borghi più belli d’Italia. Nella piazza delle tre chiese visitiamo San Francesco. All’esterno il maestoso portale gotico con motivi di matrice islamica sasanide,  all’ interno il fastoso altare barocco in marmo policromo (interessanti le formelle raffiguranti la chiesa  e lo sparviero –  in greco ierax – che secondo la leggenda avrebbe guidato i locresi,  inseguiti dai saraceni,  verso la rocca di Gerace, donde il nome dato alla città); infine il sarcofago di Nicola Ruffo di Calabria, opera di  botteghe napoletane di età angioina molto simile ai monumenti napoletani di Tino da Camaino.  Le altre due chiese affacciantesi nella piazza sono al momento chiuse, ma Daniela ci precisa che San Giovannello fu forse in antico una sinagoga, e qui fiorì una colonia ebraica tra le più importanti in terra calabra. Merita una visita approfondita l’antica e maestosa Cattedrale, prima bizantina poi normanna. Dalla cripta (che ospita anche un piccolo museo-reliquiario, con pezzi notevoli, come il  busto settecentesco in argento di Santa Veneranda) e che ha  colonne tutte diverse una dall’altra,  in porfido, o color rosa, o scanalate etc., si passa al livello superiore, con le tre ampie navate divise da due file di colonne, le cappelle, i bassorilievi, i sarcofaghi, la cupola con le trombe d’angolo a pennacchi (secondo un’ antica tradizione armena) , e tra l’altro un’opera ad altorilievo cinquecentesco, della quale Daniela, la nostra guida,  dà una sua lettura personale cogliendo alcune incongruenze che la portano a dubitare dell’ attribuzione ad  Antonello Gagini scultore  proposta da alcuni studiosi. Dopo la sosta pranzo al Caffè della Cattedrale (una piadina vegetariana e una gustosa granita al bergamotto) riprende il nostro giro tra le stradine del borgo, con soste ammirate negli angoli più suggestivi e un incontro con un milanese che si è innamorato di questo luogo decidendo di venirci a vivere.

Scendiamo con il pulmann a rotta di collo verso la statale jonica, per evitare a Daniela di perdere il treno che la riporterà a casa. A Brancaleone Carmine Verduci ci porta alla casa in cui il regime fascista confinò Cesare Pavese nell’agosto del 1935; arriva alla stazione con due carabinieri, condannato a tre anni di confino ma due anni gli vengono condonati. La sua stanzetta è come se l’avesse lasciata poco tempo fa; il cortile, il giardino, al di là la ferrovia, poi il mare, da lui considerato la quarta parete del carcere. “Del mare ho fatto la mia sputacchiera” scrive ad Augusto Monti suo professore al Liceo D’Azeglio. Nelle lettere alla sorella scrive”la gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”; tiene ai giovani lezioni di latino e greco; qui inizia a scrivere il suo diario 1935-1950, Il mestiere di vivere. Nella chiacchierata che conclude la nostra visita scopriamo  che a Brancaleone alcune persone illuminate insieme a Carmine e  ai privati che hanno comprato la casa di Pavese, progettano e producono eventi e  iniziative di valorizzazione (le giornate pavesiane, un parco letterario allo stato embrionale, la biblioteca comunale intitolata a Pavese etc.) mantenendo contatti con la fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo.

Da stasera saremo per due notti all’ Hotel Altalia di Brancaleone. La cena ci riserva un invitante risotto al profumo di bergamotto e ottimo pesce.

Sabato 19 maggio

Noemi Evoli, guida ufficiale del Parco d’Aspromonte, resterà con noi oggi e domani e fino al termine del nostro viaggio nella Calabria greca. Oggi siamo in Bovesia, la Calabria grecanica, e Bova ne è la capitale. Poco lontano da qui, a Bova Marina, il ritrovamento di resti della sinagoga più antica in Occidente, dopo quella di Ostia antica, ha portato a nuove ipotesi sulla presenza ebraica in Calabria. Noemi ci illustra storia, tradizioni e feste popolari, (le Pupazze della Domenica delle Palme a Bova, la Varia a Palmi e tanto altro).  Il giro del paese parte da piazza Roma, su cui si fronteggiano palazzo Nesci e palazzo Marzano, appartenenti a due famiglie rivali (del primo, in pietra di colore rossiccio, si favoleggia fosse stato eretto con malta impastata col vino; il secondo ospita oggigiorno la sede del Municipio). Lungo il percorso ci imbattiamo in un affascinante museo della civiltà contadina a cielo aperto, ideato e realizzato da un imprenditore nativo di Bova, Saverio Micheletta, tornato nel paese d’ origine per promuoverne la valorizzazione. Poco più oltre, sulla soglia della piccola chiesa dello Spirito Santo ci accoglie con vivace comunicativa un diacono, che si definisce birituale latino e greco-bizantino (come a Chevetogne). Padre di nove figli (più tre in affido), discorrendo con noi ci racconta la storia di San Leo, che si fece monaco basiliano, e che nel santuario a lui dedicato è raffigurato con la scure di boscaiolo e con la pece che estraeva dagli alberi e che   miracolosamente si trasformava in pane per i poveri. Pian piano poi si sale al Santuario di San Leo (dall’alto ammiriamo il panorama incantevole), santo venerato sia qui sia ad Africo, che ne fa il suo patrono insieme a Bova e ne condivide le reliquie. Ma Africo – argomenta Noemi – è forse il più abbandonato e isolato paese di Aspromonte (si pensi ai collegamenti tradizionalmente assicurati da mulattiere); isolamento che però, in generale, ha contribuito alla sopravvivenza della cultura greca.  Oggi, grazie a associazionismo e volontariato, le comunità sono riuscite a riprendersi. Un episodio significativo: il preside Minuto sente gli alunni parlottare greco, subito però azzittiscono come se fosse una vergogna da nascondere. La completa latinizzazione, con la fine del rito greco, si fa generalmente risalire al 1571. La Cattedrale, nel punto più alto del paese, e collegata con la punta rocciosa su cui sorgeva l’antico castello, era originariamente di impianto normanno, ma appare  ricostruita in epoca recente, avendo subito  terremoti devastanti.

Al momento di salire sul pulmann, il sindaco, Santo Casile, si congeda da noi così: Fate cose buone e andate in pace. Ma la bellissima Bova ci riserva ancora uno dei piatti forti del nostro viaggio, dedicato alle lingue minoritarie: il museo della lingua greco-calabra Gerhard Rohlfs. Di lui ormai già in età avanzata mi resta un ricordo molto nitido, negli anni precedenti al mio trasferimento da Brindisi a Bari, nei frequenti incontri in cui l’illustre studioso veniva invitato (di qua e di là, molto spesso alla biblioteca De Leo) a conferire sui suoi studi, offrendo all’uditorio gemme di sapienza e di semplice e cordiale umanità. E’ bello ritrovare in questo piccolo ma ricco e documentato museo le tracce del lavoro immenso di questo tedesco che si spinse attraverso lo studio dei dialetti molto più avanti di tanti italiani nell’analisi delle più remote fonti culturali del nostro Meridione. Tanto da intrecciare con la gente di questi luoghi profondi legami di amicizia! Qui ritroviamo tutto il lessico di antichi costumi e tradizioni popolari (immancabili pupazze, musulupa e simili) e per finire le splendide fotografie scattate dallo stesso Rohlfs nei suoi goethiani viaggi in Italia, dove alle figure femminili si sostituiscono   uomini travestiti con l’intento di preservare le donne di famiglia dall’esposizione (peccaminosa!) in pubblico.

Del pranzo grecanico della Cooperativa San Leo, tutto buonissimo e genuino, e condito da un’atmosfera indimenticabile di ospitalità e accoglienza, ricorderò la lestopitta, sorta di frittella fatta con un impasto semplice a base di acqua e farina, che piace a tutti. Ci facciamo dare la ricetta per rifarla a casa ma i risultati, chissà….

Mentre la strada si inerpica verso Pentedattilo, Noemi ci racconta del suo impegno di lotta nel movimento No Carbone per opporsi alla costruzione di una centrale a carbone nel territorio della provincia di Reggio Calabria.  Pentedattilo, appollaiata sulla roccia, è una mano ciclopica dalle cinque dita. Ne scriveva così Edward Lear, in Diario di un viaggio a piedi: La visione è così magica che compensa di ogni fatica sopportata per raggiungerla .. selvagge e aride guglie di pietra lanciate nell’aria in forma di una gigantesca mano contro il cielo…mentre l’oscurità e il terrore gravano su tutto l’abisso circostante. Dal terremoto del 1783 in poi è stata progressivamente abbandonata, ma oggi, riscoperta da giovani e associazioni, Pentedattilo va conoscendo una nuova giovinezza grazie anche al contributo di volontari provenienti da tutta Europa. Non è un caso che per le sue stradine ci imbattiamo ben presto in una simpatica signora francese che qui si è trovata una casa ed è seriamente intenzionata a venirci a vivere. Noemi ci impartisce pillole di storia (importante centro greco-romano in posizione strategica. dominazione bizantina. poi normanna poi le baronie la strage degli Alberti etc..) e noi ci muoviamo tra le piccole botteghe artigiane, che espongono i caratteristici tessuti fatti con la comune ginestra (e non con la ginestra dei carbonai), la chiesetta dei santi Pietro e Paolo, il bar dove ci offrono, senza nulla chiedere in cambio, un goccio di Kephas (digestivo a base di alloro, liquirizia e finocchietto).

Stasera, dopo cena, il programmato incontro con Carmine Verduci e Sebastiano Stranges, studioso di civiltà armena, con proiezione di filmati sul territorio della Calabria greca.

Domenica 20 maggio

Lasciata Brancaleone (che tra le sue attrazioni comprende il centro di recupero e nidificazione delle tartarughe marine), riprendiamo la strada costiera, ripassando sotto il faro di Capo Spartivento, tra un susseguirsi di filari di alberi di bergamotto, per poi inoltrarci nell’interno tra le foreste dell’Aspromonte. C’è un po’ di foschia, sì da intravedere appena il profilo dell’Etna. L’ultima meta in terra calabra è il Cippo Garibaldi a Gambarie, che ricorda l’episodio successivo alla spedizione dei Mille (1862) quando Garibaldi, nell’intento di raggiungere Roma con un manipolo di volontari (al grido di O Roma o Morte), nello scontro con le truppe piemontesi viene ferito in Aspromonte (e sembra che i medici garibaldini con grande perizia gli abbiano salvato la gamba). Oltre che il mausoleo (nel complesso assai poco interessante) osserviamo anche a distanza ravvicinata il pino larice dove l’eroe dei due mondi venne adagiato; albero che si presenta con un profondo incavo, probabilmente fatto per la raccolta della pece anticamente usata come combustibile.

E, dulcis in fundo, il pranzo nel ristorante Bucaneve a Gambarie, prima di riprendere la strada del ritorno.

* Vecchia Calabria (Norman Douglas)

* Recherche (docu Calabria presentato a Cannes

* Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi

 

Viaggio nella Locride e in Aspromonte.

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Viaggio nella Locride e in Aspromonte

I Greco – Bizantini di Calabria e le Lingue minoritarie

17- 20 maggio 2018

 


 

– Giovedì  17 maggio, ore 07:20, partenza da Largo Sorrentino / 07:30, partenza da Largo 2 Giugno

Autostrada Salerno- Reggio. Uscita SERRE

Pranzo libero

ore 15:00.  Visita guidata di SERRA SAN BRUNO

                 Bruno da Colonia, fondatore dei Certosini,  giunto qui, tra la Sila e l’Aspromonte nel 1090, riferiva ai suoi amici: «Abito un eremo abbastanza lontano d’ogni parte dall’abitazione di uomini. Che cosa devo dire della sua amenità, clima e felicità o della pianura ampia e bella, distesa in lungo tra i monti, dove sono prati verdeggianti e floridi pascoli? Che cosa devo dire della veduta dei colli che da ogni parte s’innalzano dolcemente, del rifugio delle fresche valli e dell’amabile abbondanza di fiumi, ruscelli e fonti?»

                 STILO

ore 20.00  Cena e Pernottamento in Hotel Kennedy; tel. 0964.863394

 

– Venerdì  18 maggio, ore 08:00,  sveglia e prima colazione

               GERACE                                                                                                                          

Pranzo libero

               LOCRI

               BRANCALEONE: “Un Paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo  che,  anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”  diceva un abitante temporaneo di Brancaleone. Era Cesare Pavese, qui in esilio.

Cena e Pernottamento in Hotel Altalia; tel. 0964.933031

 

– Sabato  19 maggio,  ore 08:00, sveglia e prima colazione

             La Calabria grecanica.

             Il greco è una delle lingue sottoposte a tutela dalla legge 482/1999 e i comuni calabresi che lo riconoscono sono: Bova, Palizzi, Roghudi, Condofuri…L’ Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo dell’UNESCO lo pone tra le lingue severamente in pericolo.

             BOVA (820 m.), Castello normanno,  S. Maria dell’Isodia,  il Sentiero della civiltà contadina,

             Santuario di San Leo e il Museo della lingua greco calabra Gerhard Rohlfs.

             Aperitivo presso il Ristorante Grecanico della Coop San Leo

             PENTADATTILO, visita guidata del borgo

Cena e Pernottamento in Hotel

 

– Domenica 20 maggio,  ore 08:00, sveglia e prima colazione

             GAMBARIE  – Il cippo di Giuseppe Garibaldi, ferito dai Piemontesi il 29 agosto 1862

Pranzo

Rientro a Bari ore 22:00 – 23.00 Bari Largo 2 Giugno / Largo Sorrentino

Info: Lucia Aprile tel. 338.609.2628 /  339.402.9450

          Angela Mengano tel. 338.463.9612

 

 Associazione Difesa Insediamenti Rupestri e Territorio Via Abbrescia 45/47 Bari

info@adirt.i   www.adirt.it

Il mondo magico di Napoli: ieri ed oggi. Mercoledi 28 febbraio/ Giovedi e Venerdi 1-2 Marzo

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 Mercoledì 28 Febbraio / Giovedì e Venerdi  1- 2 marzo 2018

Il mondo magico di Napoli : ieri e oggi.

  Ecco dove avrebbe voluto trovare casa, perché lì la Sanità sa come da nessun’altra parte di ventre materno, primogenitura, principio di un lunghissimo passato mai passato, silenzio e tumulto di un fuoco che continua a covare sotto la cenere”.

Ermanno Rea, Nostalgia

 Il Programma del viaggio a Napoli è presentato nella categoria “Itinerari viaggi 17-18”

28 Febbraio / 1-2 Marzo 2018 – Il mondo magico di Napoli : ieri e oggi.

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 Mercoledì 28 Febbraio / Giovedì e Venerdi  1- 2 marzo 2018

Il mondo magico di Napoli : ieri e oggi.

  Ecco dove avrebbe voluto trovare casa, perché lì la Sanità sa come da nessun’altra parte di ventre materno, primogenitura, principio di un lunghissimo passato mai passato, silenzio e tumulto di un fuoco che continua a covare sotto la cenere”.

Ermanno Rea, Nostalgia

PROGRAMMA

Mercoledì 28 febbraio

h.07.50        Partenza da Largo Sorrentino / h. 08.00 da Largo 2 Giugno

h. 12.00       Arrivo a Napoli, Palazzo Caracciolo. L’Hotel nasce dal recupero dell’antico Palazzo dei Principi Caracciolo di Santo Buono. Via Carbonara n. 112, tel. 081 016 0111

Pranzo libero

h.13.00         Trasferimento con bus privato dall’Hotel Caracciolo al Museo Archeologico. Visita guidata della Mostra “ Longobardi.  Un popolo che cambia la storia “, gli  “uomini dalle lunghe barbe” che invasero l’Italia in età medievale determinandone un nuovo assetto sociopolitico. Sarà possibile inoltre soffermarsi su alcune opere e reperti di valore inestimabile che rendono il Museo Archeologico di Napoli uno dei musei più prestigiosi.

h.16.30         La Metropolitana dell’Arte. Museo Toledo, Università Municipio.

h.17.30         Tempo libero

h.20.00        Cena e Pernottamento in Hotel

Giovedì 1 marzo

h.08.00         Sveglia e prima colazione.

h. 10.00         A piedi, dall’Hotel Caracciolo, trasferimento al Museo Madre. Visita guidata della Mostra “Pompei@Madre. Materia archeologica”, un esempio virtuoso di collaborazione tra  istituzioni che mette assieme Pompei e il museo Madre, l’ antico con il contemporaneo”.

– A piedi, trasferimento alla Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, via dei Tribunali. La chiesa nasce nel 1616 per dare sepoltura alle persone povere della città. Nell’ Ipogeo, uno dei più simbolici di Napoli, ancora si celebra il culto delle anime del Purgatorio tra scarabattoli, nicchie, teschi, lampadine dalla luce fioca, piccoli altarini.

Pranzo libero

                    – Palazzo Zevallos Stigliano, ospita opere di Vincenzo Gemito e Gaspar van Wittel, quelle dei pittori della Scuola di Posillipo e la maggior parte di artisti della   Scuola Napoletana ottocentesca.

– Visita guidata anche della  Mostra “Da De Nittis a Gemito: i Napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo”. Via Toledo

h 17.00            Tempo  libero

h.20.30           Cena a Eccellenze campane”, via Brin Benedetto n. 69. Pernottamento Hotel Caracciolo.

 Venerdì 2 marzo

h.08.00           Sveglia e prima colazione

h.09.00           Chiesa di San Giovanni a Carbonara, una tra le chiese più ricche di opere d’arte della città, realizzata tra gli anni 1.339 e 1.343

                         Farmacia degli Incurabili, una forte testimonianza del Rinascimento napoletano, un luogo in cui arte e scienza hanno trovato una bellissima collocazione, Via Maria Longo, n. 50.

                         Piazza Mercato. Una piazza difficile da leggere, per incuria e una buona dose di sciatteria generale, ma potrebbe divenire un’area museale di primo livello; si sono accampati eserciti e mercanti di tutti i tipi, si sono consumati la decapitazione del giovane Corradino e  l’impiccagione dei Rivoluzionari della Repubblica partenopea

                        Chiesa del Carmine, in essa le salme di Corradino e di Masaniello e alcune opere di Mattia Preti, Luca Giordano, Francesco Solimena.

h.13.00            Eremo SS. Salvatore, Camaldoli . Pranzo a cura delle Suore Brigidine, tel. 081 5872519

h.20.30           Rientro a Bari, Largo 2 Giugno / Largo Sorrentino

           INFO: Lucia Aprile 339.4029450 – 338.6092628

                       Angela Mengano  338.4639612

 

 

Hans Op de Beeck, Museo Pino Pascali

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Sabato   27 gennaio    ore 9.30      

Largo 2 Giugno (mezzi propri o in alternativa Minibus)

Ore 10.30 Polignano a Mare,  Museo Pino Pascali, Via Parco del Lauro 119  tel. 080 4249534

Hans Op de Beeck,  Vincitore della XX edizione del Premio Pino Pascali.  Artista visivo, drammaturgo, compositore, regista d’opera e teatrale.

Le parole-chiave per la lettura delle opere di Hans Op de Beeck sono: meditazione, silenzio, introspezione. Tutti gli elementi che compongono le monumentali installazioni sono a grandezza naturale e ricoperte da un morbido strato di intonaco grigio; persone ed oggetti pietrificati sotto una coltre cinerea, una Pompei contemporanea immobile e metafisica.

 

 

Programma Adirt “Banzi- Palazzo San Gervasio” 25 novembre 2017

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“…Salendo dalle pianure della Puglia, dopo il vestito erboso delle colline dolci del sud si sprigiona un paesaggio arcaico, meno popoloso, una fioritura di colli e cocuzzoli ai quali si aggrappano le strade, le masserie spesso in abbandono e i paesi. Paesi di calce e di pietra che fuggono verso valle in cerca di periferie agevoli ma che restano nonostante gli sforzi della modernità abbarbicati nei nuclei medievali alle parti alte dei monti…”. Raffaele Nigro ne “L’Alto Bradano”

Sabato 25 novembre 

partenza   ore 8.15   Largo Sorrentino     8.30 Largo 2 Giugno

ore 10.00   Banzi nell’alta Valle del Bradano.

Visita guidata del Borgo

I resti dell’Abbazia benedettina di Santa Maria, la più antica della Basilicata (IX sec)

Il “templum auguraculum” dei primi decenni del I secolo a.C., spazio sacro sul quale i sacerdoti interpretavano i segni divini leggendo il volo degli uccelli.

La “Tabula Bantina”, un testo epigrafico su lastra di bronzo in lingua osca con caratteri latini, oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Al nome di Banzi è legata inoltre una antica sorgente, cantata dal poeta latino Orazio nella tredicesima Ode del III Libro dal titolo “Fons Bandusiae”.

La Chiesa Madre Santa Maria Maggiore (XIII sec.),

La Chiesa di San Gerardo (XVI sec.)

Ore 13.00 Palazzo San Gervasio

Pranzo presso il ristorante “Prelibatezze del palato”

Ore 15.00 Visita guidata della Collezione D’Errico

Il 2 novembre 1897 Camillo d’Errico lasciava alla comunità di Palazzo San Gervasio la più grande raccolta d’arte privata del Meridione.

Il cavalier d’Errico, finissimo conoscitore delle arti belle, ha costruito dei sontuosi saloni per farne una delle più importanti pinacoteche del Regno”    da “L’opinione Liberale”, 23 maggio 1896

Ritorno a Bari      Arrivo previsto ore 20.00   Largo 2 Giugno / Largo Sorrentino

Lucia Aprile 339.4029450     Angela Mengano 338.4639612

Viaggio a Venezia, Castrocaro Terme e Cervia.

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VENEZIA: La Biennale e le Isole della Laguna

24-28 ottobre 2017

a cura di Angela Mengano

Martedi 24 ottobre 2017

Partenza alle 7,30 per Castrocaro Terme; siamo 32. Pausa caffè in zona Val di Sangro, pausa snack in zona Piceno, poi lasciamo l’autostrada a Forlì e – prima di raggiungere Castrocaro – sostiamo all’interno di Terra del Sole, la città fortificata voluta da Cosimo I de Medici nella Romagna toscana per la difesa dei confini del Granducato. Nella grande piazza un abitante del borgo dispensa al gruppo un pò di notizie storiche; scopriamo, sui due lati opposti della Piazza d’Armi , la piccola chiesa di Santa Reparata e il bel cortile del Palazzo Pretorio. Ricorderemo però la sosta di Castrocaro perché ci ha dato modo di immergerci nella speciale atmosfera del Grand Hotel Terme che nel pomeriggio abbiamo potuto ammirare in tutta la sua raffinatezza, anche grazie alla visita guidata organizzata per noi dalla direzione, dai saloni al romantico parco, tra alberi secolari, sculture di pietra, fontanelle sgorganti acqua termale, il magnifico Padiglione delle Feste decorato – come molti altri ambienti interni – da Tito Chini nel più puro Art Decò , fino agli altri spazi (piscine, palestre) progettati per il relax e il benessere degli ospiti. Una cena raffinata,  con spuma di ricotta ai pistacchi e prosciutto, tortelli integrali in salsa di zucca e guancia di mora romagnola, scottona con spuma di patate viola al vino e porcini, bavarese di cachi.  E dopo, nel bar dell’albergo, ci “scateniamo” nel ballo, facendo corona al musicista di turno che, incoraggiato dalle nostre richieste, spazia in un variegato repertorio senza trascurare le più belle canzoni di ogni parte del globo.

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Mercoledi 25 ottobre 

Il nostro viaggio prosegue verso Mestre e l’Hotel Alexander, lo stesso che ci ospitò qualche anno fa nella tappa di avvicinamento a Cracovia. Nel primo pomeriggio ci raggiunge Stefania Colecchia, la guida – preziosa e competente – che resterà con noi nei tre giorni che abbiamo programmato per la visita di Venezia, della Biennale di Arte Contemporanea e di alcune isole, scelte con cura tra quelle che ai nostri occhi sembrano avere qualcosa in più da raccontare e sicuramente tra le meno appetite dal turismo di massa. La base di partenza è il Tronchetto, e di là una motobarca privata ci porta fino all’Arsenale, attraverso il Canale della Giudecca, così da cogliere una prima immagine di Venezia. Poi l’immersione nel grande fluire della Biennale d’Arte 2017, titolo scelto “Viva Arte Viva”. Curata dalla francese Christine Macel, ci offre un caleidoscopio di proposte tra creatività e solidarietà. Allarghiamo lo sguardo oltre ogni limite possibile, per incrociare altri sguardi, altre visioni, altri temi, altri luoghi, meditare, e proseguire, perché c’è tanto, e anche le performances, allora è inevitabile selezionare e memorizzare, ciascuno secondo la propria sensibilità, intercettando quanto si trova sulla propria lunghezza d’onda. Qui sono ospitati sette dei nove superpadiglioni (gli altri due li vedremo domattina ai Giardini).  In apertura, nel Padiglione dello Spazio Comune, i libri di Maria Lai; le sculture di stoffa di Franz Erhard Walther, premiato col Leone d’Oro; le scarpe fiorite di Michel Blazy, i gomitoli colorati di Sheila Hicks. Nel Padiglione degli Sciamani ci sdraiamo in meditazione nell’enorme tenda-ragnatela di Ernesto Neto, cullate da musiche ipnotiche. Si prosegue tra lo spaesante labirinto di specchi della polacca Alicja Kwade e il padiglione argentino con le sculture monumentali di Claudia Fontes (una ragazza che accarezza un cavallo imbizzarrito, un ragazzo accovacciato, mentre dal cielo piovono rocce). Nel  Padiglione Italia (il titolo “ Il mondo magico”, è un chiaro omaggio a Ernesto De Martino), tre allestimenti che suggeriscono una riflessione complessa e multiforme: l’inquietante Imitazione di Cristo, di Roberto Cuoghi, tra ascesi medievale e nuovo materialismo tecnologico; la video installazione The reading – La seduta,  della italo-libica Adelita Husni-Bey, che affronta con un taglio antropologico problemi focali della contemporaneità;  e la straniante Senza titolo (La fine del mondo) di Giorgio Andreotta Calò, tutta giocata sull’ ambiguità spaziale, “illusoria cattedrale” come è stata definita da Alessandra Mammì dell’Espresso.  All’uscita dagli spazi della Biennale, sulla via del ritorno, diamo un’occhiata (solo dall’esterno) alla  Basilica  di San Pietro di Castello, importante per la storia di Venezia, forse fondata nel VII secolo, ma completamente ricostruita; vi si trova, ci fa notare la nostra guida Stefania, la cattedra di San Pietro, ricavata da un’antica stele islamica con  iscrizioni del Corano a caratteri cufici, e che si dice appartenuta allo stesso apostolo quando era vescovo di Antiochia e donata al Doge dell’epoca dall’imperatore d’Oriente. Riprendiamo la strada verso il nostro imbarcadero, attraversando la via Garibaldi, strada veneziana atipicamente lunga e larga, una delle poche a Venezia a chiamarsi via e non calle.  Stasera, dopo cena, non ci possiamo naturalmente far mancare un’accesa e appassionata discussione su tutto quello che abbiamo visto all’Arsenale e che ha suscitato in ognuno di noi diverse emozioni.

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Giovedi 26 ottobre

Una provvidenziale distrazione sugli svincoli da imboccare in direzione di Venezia permette alla sapiente Stefania di attirare la nostra attenzione sulla zona industriale di Marghera e sull’avveniristico porto. Al Tronchetto ci imbarchiamo, come ieri, per l’Arsenale. Dal Canale della Giudecca al Canale di San Marco, prendiamo nota: del Ponte dei Pugni, dove anticamente Nicolotti e Arsenalotti  si scontravano a ritmo di pugni; della chiesa di San Sebastiano, dove è sepolto Paolo Veronese; della Pensione Calcina, cara  a  John Ruskin e a Francesco Maria Piave (il librettista prediletto di Verdi) ma anche in tempi più recenti a Ornella Vanoni e Carlo Rubbia; delle Fondamenta degli Incurabili, care a Josip Brodskij,  sepolto a Venezia  nel cimitero di San Michele, insieme a tanti altri illustri (Ezra Pound, Sergei Diaghilev, Igor Stravinskij…); della trattoria Altanella alla Giudecca, frequentata da Hemingway, Guttuso e Luigi Nono; del Londra Palace dove una  lapide  ricorda che Čiajkovskij vi compose la sua struggente quarta Sinfonia. Prendiamo nota, infine, anche di un ricordo personale di Stefania, quando passiamo in vista della casa di una sua carissima zia che le preparava delle frittelle buonissime.  Sbarchiamo all’altezza dell’Arsenale e con una breve passeggiata raggiungiamo i Giardini, per la visita a un altro pezzo della Biennale. Qui  gli ultimi due Superpadiglioni (dei nove  complessivi) dopo i sette visti ieri all’Arsenale: il Padiglione degli artisti e dei libri (Olafur Eliasson e il suo progetto Green Light,  workshop di ecolampade in vendita  con  ricavi da destinare a una serie di ONG che si occupano di accoglienza ai rifugiati in ogni parte del mondo; Edi Rama, artista e politico albanese; Hassan Sharif e il suo Supermarket  ipercolorato-protesta contro la voracità del consumismo espositivo), e il Padiglione  delle gioie e delle paure (tanti artisti, uno/a  fra tutti  Hajra Waheed  con See Change, una serie infinita di immagini,  onde che forse hanno inghiottito dispersi in mare….). Si continua poi con una drastica selezione tra gli 86 padiglioni nazionali. Da segnalare Francia, tutto imperniato sull’esperienza del suono Gran Bretagna, contrassegnato già all’esterno dalle palle di Natale giganti di Phyllida Barlow, figlia del pronipote di Darwin; Russia; Paesi Nordici; USA. Alcuni padiglioni molto belli e scenografici come quello dell’Ungheria; molti d’epoca, e d’autore, come il finlandese progettato da Alvar Aalto.  Finita la visita, pausa ristoro nel bar dei Giardini. Ci aspetta ora una nuova meta, Treasures from the Wreck of the Unbelievable, la molto chiacchierata megamostra di Damien Hirst, preceduta da un martellante battage pubblicitario, evento collaterale alla Biennale, tra Punta della Dogana e Palazzo Grassi, location splendide che già da sole possono decretare il successo interplanetario di una mostra. Si aggiunga poi la fantasia scatenata del suddetto: genio dell’arte o del marketing? ai posteri l’ardua sentenza.  All’uscita il gruppo si spacca in due, tra chi – come me – continua la visita alla mostra di Damien Hirst nella sezione di Palazzo Grassi, (spettacolare il Demon with Bowl, gigantesca statua di altezza – 18 metri- pressochè pari a quella del palazzo) e chi preferisce fare una rilassante sosta al bar della Pensione Calcina.   Prima di imbarcarci per il ritorno alla base, un buonissimo gelato da Nico, in zona Gesuati. Poi il ritorno in albergo per la cena, allietata stasera dalla gradita presenza di Michele e Sandra, carissimiamici di Lucia e adesso anche miei.

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Venerdi 27 ottobre

Giornata dedicata alle isole. La prima é San Giorgio, che ospita in questo momento occasioni imperdibili: Michelangelo Pistoletto, al quale ci eravamo avvicinati a Biella nella sua Fondazione, è ora presente qui con “One and one makes three”. Colpisce ed emoziona al centro della Basilica di San Giorgio una installazione circolare, nient’altro che una serie di specchi che ognuno può attraversare intrigato dalla scritta “Amare le differenze” in tutte le lingue, una riflessione sul   conflitto tra religioni, accettazione delle differenze, multiculturalità. Proseguendo nel percorso, la Sala del Capitolo è interamente occupata dall’opera “Il tempo del giudizio”: le quattro religioni, cristiana buddista ebraica ed islamica messe a confronto con i rispettivi simboli – elemento unificante, lo specchio. Fino a una rassegna ricca e ben rappresentata dell’opera intera dell’artista nella sua evoluzione dagli esordi ad oggi (1960-2017). Notevoli tra gli altri i Quadri specchianti dedicati alla società cubana. Usciamo dalla basilica di San Giorgio e, dopo una pausa caffè nel bar contiguo, eccoci pronti ad ammirare la raffinata arte vetraria nella produzione dei vetri di Murano del Novecento, nell’opera di Vittorio Zecchin. La mostra “Vittorio Zecchin. I vetri trasparenti per Cappellini e Venini” organizzata nell’ambito del progetto culturale pluriennale “Le stanze del vetro” avviato dalla Fondazione Cini ci dà modo di conoscere la figura di questo grande protagonista del vetro del Novecento. All’esterno dell’edificio che ospita l’esposizione, l’installazione dell’americana Pae White, Qwalala, muro ricurvo lungo 75 metri, realizzato con mattoni di vetro multicolori.

Seconda isola, San Servolo: prima monastero benedettino, in seguito ospedale militare, fino ad essere, a partire dal 1725, ricovero per malati di mente. Oggi ospita varie istituzioni culturali e universitarie, tra cui la Fondazione Franco e Franca Basaglia. Il Museo della Follia, nato nel 2006 dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici in esecuzione della legge 180 del 1978, racconta la storia della psichiatria attraverso gli strumenti usati per trattare i pazienti, mettendo bene in evidenza la dimensione emarginante e segregante dell’istituzione manicomiale. E’anche documentato che qui è nata la musicoterapia. Molto bella la storica farmacia con una strepitosa collezione di vasi farmaceutici, tutti con il sigillo del Leone di S. Marco.

Dopo l’aperitivo con spritz e patatine in pieno sole, riprendiamo a scorrazzare in laguna. Terza isola, San Lazzaro degli Armeni con il suo Monastero. Qui esattamente trecento anni fa (nel 2015 l’isola é stata sede del padiglione armeno della Biennale, Leone d’Oro in quella edizione) un gruppo di padri armeni capeggiati da Mechitar, trova accoglienza per sfuggire a persecuzioni e all’ invasione ottomana, per graziosa concessione del governo veneziano. Grazie a loro la piccola isola veneziana diventa centro culturale della diaspora armena. Una guida,  molto preparata, ci accompagna alla scoperta dei tesori custoditi nella chiesa, nel museo (dipinti, oggetti preziosi ma anche curiosi, come la Palla di Canton, pezzo unico in avorio che contiene al suo interno 14 sfere concentriche opera di un monaco buddista; una scultura in gesso del Canova raffigurante il figlio del Bonaparte, una mummia egizia con sarcofago, perfettamente conservata, e molto altro) e nella biblioteca, oggi considerata la più importante collezione di manoscritti armeni conservati in Occidente. Una targa nel cortile ricorda che qui Lord Byron ebbe a dedicarsi allo studio della lingua armena. Una segnalazione letteraria ad hoc di Stefania: Sotto un cielo indifferente, di Vasken Berberian (Sperling&Kupfer).

Allo sbarco a Cornoldi, sulla riva degli Schiavoni, resta ancora un po’ di tempo prima del ritorno in albergo, da dedicare: alla mostra di Safet Zec nella chiesa della Pietà sul tema delle migrazioni ; alle “Mani” giganti di Lorenzo Quinn, visione emergente dalle acque del Canal Grande; e a uno spritz per salutare Venezia.

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Sabato 28 ottobre

Lasciata Mestre e l’hotel Alexander, ripartiamo con destinazione Bari, sostando a Cervia (l’antica Ficocle).  Collocato all’interno del Magazzino del Sale-Torre, il MUSA, Museo del Sale, nato per volontà del Gruppo Civiltà Salinara, racconta la città di Cervia attraverso il protagonista assoluto della sua storia e della sua economia sin dalla notte dei tempi, il sale. Una guida ci accompagna lungo il percorso museale illustrandoci con ricchezza di particolari il valore storico e culturale delle attività connesse all’estrazione e lavorazione del sale, mostrandoci e commentando argutamente utensili, attrezzi e documenti esposti, fino all’ultima sala occupata al centro dalla grande Burchiella (imbarcazione per trasporto del sale) originale. Il sale era “l’oro bianco” e veniva gelosamente difeso dalle incursioni di pirati e saraceni dall’alto della Torre a suon di colpi di cannone. Prezioso perchè usato – oltrechè per conservare i cibi – come “moneta” (donde “salario” e anche via “Salaria”, così chiamata perchè usata per il trasporto del sale dalle coste adriatiche a Roma). Scopriamo anche che i fenicotteri rosa acquistano il loro colore mangiando un piccolo crostaceo, l’Artemia salina. La comunità di Cervia ha lottato per mantenere ancora in vita la produzione del sale, condannata a decadere a causa del processo di industrializzazione. Oggi nell’antica salina Camillone, ultima salina artigianale ancora attiva, si produce un sale riconosciuto presidio Slow Food, sale “dolce” per una limitata presenza dei sali amari che ne rende gradevole il sapore. Alla fine della visita ci verrà gentilmente fatto omaggio di un campione di questo prezioso sale.  Conclusa la visita del MUSA, gran finale con il pranzo molto apprezzato da tutti noi presso le Officine del Sale, storico edificio di recente recupero: il pesce adagiato su una mattonella di sale di Cervia resterà a lungo impresso nella memoria.

Da Cervia a Bari scacciamo la noia del lungo tragitto con una riflessione collettiva sulla Biennale di Venezia. Riporto, in sintesi e nella speranza di non tradirne il senso, alcune impressioni sull’arte contemporanea: “ sono perplessa perchè per me l’arte é bellezza anche se c’è creatività apprezzabile; ma quello che ho visto non appartiene alle mie categorie estetiche ” (Rachele); “ho trovato non più il bello nel senso arcadico ma condivisione e una forte dimensione di umanità” (Teresa); “occasione di confronto con l’arte contemporanea ma anche momenti raccapriccianti (nel padiglione italiano) e anche cose inspiegabili: quale il significato nel padiglione giapponese di mazza scopa e ragnetto? L’arte a me deve comunicare emozioni, altrimenti non mi va (Elisa).

 

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Viaggio a Ventotene 8 -11 giugno 2017

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 Diario di viaggio

Ventotene: l’isola di Spinelli ed il sogno europeo.

8-11 giugno 2017

A cura di Angela Mengano

 Giovedi 8 giugno

Verso Ventotene, l’isola di Altiero Spinelli e del sogno europeo. Siamo 38; partiamo tra le 7.30 e le 8:00 da largo Sorrentino e largo 2 Giugno. Arrivati a  Gaeta verso l’una,  scendiamo  all’hotel  Mirasole, collocato tra la baia di Serapo e il promontorio di Monte Orlando.  Scendiamo in paese ; la comitiva si disperde nei vari localini al lungomare;  io, essendomi  già rifocillata a sufficienza durante il viaggio  con focaccia home-made  vado alla ricerca di un bar per il caffè. Mi dicono di provare in via Indipendenza, lunghissima  via  storica che attraversa in lungo la città di Gaeta, ma il caffè Santos è chiuso.

La visita con Lorenzo, guida locale,  parte dal Santuario della Santissima Trinità o della Montagna Spaccata, ai piedi del monte Orlando.  Fondato nell’XI° secolo  dai Benedettini e oggi sede dei missionari del PIME, è meta di pellegrinaggi per l’intreccio di sentimenti devozionali e leggende: le fenditure nella montagna  che si spaccò secondo la leggenda alla  morte di Cristo;  strane  forme della roccia viste come “la mano del turco”, cioè di colui che non volle credere a quell’interpretazione  miracolistica . Il luogo è davvero suggestivo ; grande fu la sua fama, talmente diffusa, anche in Spagna, che perfino Cervantes ne fa cenno nel Don  Chisciotte.  Siamo nella Riviera di Ulisse, che prende nome dall’episodio omerico dell’eroe greco trattenuto da Circe su queste sponde;  magnifici panorami si offrono al nostro sguardo. Alla mia memoria, grazie a Emilia Cafiero, che ha origini napoletane, affiorano ricordi:  era  forse il  Damiani, il lido nei pressi di Pozzuoli,  dove andavo a fare il bagno  ai tempi dell’Università nei primi anni ‘60 ?  Vi  si arrivava appunto attraverso un lungo e stretto tunnel, anche in quel caso il luogo aveva il nome di Montagna Spaccata. Ritorniamo sul lungomare Caboto,  intitolato al grande navigatore,  originario di Gaeta,  scopritore del Canada.

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Il paesaggio  è dominato  dalla  imponente mole del Castello, che fu  prima fortezza militare poi carcere.  Sul lungomare sorge l’antica chiesa dell’ Annunziata , gotica ma con sovrapposizioni barocche, dove possiamo ammirare  l’altare marmoreo  coronato dal  cinquecentesco polittico  di Andrea Sabatini da Salerno con l’Annunciazione, la Dormitio e l’Assunzione;  il coro ligneo; il  sarcofago quattrocentesco di Enrico Caracciolo, notevole esempio di arte gotica e – dulcis in fundo – la Cappella d’Oro, con volte a botte decorate in blu e oro, dove papa Pio IX, in esilio a Gaeta dopo l’instaurazione della Repubblica Romana,  ispirato dal dipinto della Vergine Immacolata opera del  Pulzone, avrebbe formulato le sue teorie sul dogma dell’Immacolata Concezione  (nonché sull’ infallibilità papale).  Visitiamo poi la Cattedrale , molto rimaneggiata ma con un bellissimo campanile in stile siculo- normanno e  bassorilievi provenienti dall’antico pulpito. Non abbiamo molto tempo, ci piacerebbe visitare anche la chiesa di San Francesco, in posizione alta e dominante,  ma Lorenzo  ci dice che l’interno non presenta elementi di interesse.   Decidiamo di tornare a piedi in albergo, dove ci aspetta una succulenta cena con “riminesi” cozze e gamberi, branzino con  patate e bietola e un’ottima panna cotta ai frutti di bosco. Concludiamo la serata con una breve passeggiata sul lungomare di Serapo.

Venerdi 9 giugno

Prima colazione: piccolo equivoco tra caffè lungo (da me erroneamente ordinato) e americano (quello che in effetti  volevo). La giornata è dedicata a Ventotene, ci accompagna la guida da noi contattata, Linda Contreras,  molto preparata e molto in gamba . Dobbiamo raggiungere  Formia per imbarcarci a bordo del traghetto SNAV  che in due ore ci porterà a destinazione.  Siamo “confinati “ in coperta, ma riusciamo a seguire le fasi dell’avvicinamento all’isola  attraverso uno schermo posto davanti a noi al centro del salone-ponte. Allo sbarco  nel porto  alziamo lo sguardo verso l’ammasso tufaceo di Punta Eolo,  dove sono ben visibili i segni dell’area archeologica su cui sorgeva, in età romana, la villa imperiale  (Villa Giulia)  destinata al “confino”  di esponenti della famiglia imperiale, a partire da Giulia figlia di Augusto,  relegata a Ventotene per violazione della lex iulia sulla moralizzazione pubblica, emanata da Augusto nel 18 a.C. . Luogo di confino rimase Ventotene sino ai nostri giorni. Ma il confino serve anche a creare il distacco, il silenzio, il pensiero: qui è nata l’idea di Europa, con Ernesto Rossi , Eugenio Colorni , e Altiero Spinelli, che nel piccolo cimitero di Ventotene volle essere sepolto . Da una  scenografica settecentesca  rampa a zig zag raggiungiamo una delle due piazze principali dell’isola, in cui si trova la chiesa di Santa Candida, la patrona di Ventotene che il 20 settembre è festeggiata con processioni, fuochi d’artificio  e mongolfiere multicolori  librate nell’aria, il tutto immortalato da Paolo Virzì nel film “Ferie d’ agosto”.  Poi l’atteso  e pregustato incontro con Fabio Masi , che ci accoglie nella  bella libreria posta al centro della piazza principale, dominata dal Castello oggi sede municipale.

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Creatore di una casa editrice – con sede a Genova –  che pubblica solo testi riguardanti le due isole di Ponza e Ventotene e a cui ha dato il nome di “L’ultima spiaggia”, lo stesso della libreria, ci racconta la sua esperienza, e il Manifesto scritto da Altiero Spinelli tra il ’41 e il ’44 è al centro del suo dire.  Lo salutiamo con la promessa di ritornare, e andiamo nella poco lontana Terrazza da Mimì , affacciata a strapiombo sulla spiaggia. Carpacci  di pesce, saporite verdurine, e non manca  un assaggio delle gustose lenticchie isolane; il tutto innaffiato da un vivace prosecco.  Lo scenario è di incomparabile bellezza: in lontananza, il profilo dell’isolotto di Santo Stefano incombe con il suo carico di cupe reminiscenze. Colonia penale destinata agli ergastolani, durante il fascismo diventa luogo di confino per gli oppositori del regime;  là aveva finito  la sua vita Gaetano Bresci, l’anarchico che assassinò re Umberto I; e tra gli altri là aveva scontato la  pena  il brigante Carmine Crocco. Coraggiosamente, sotto il sole del primo pomeriggio affrontiamo la dorsale di via Olivi, che ci permette di avere un’idea dell’isola dall’alto, costeggiando ville alternate a orti  coltivati a lenticchie e scoprendo a poco a poco magnifici panorami. Qui, per poter coltivare  a dispetto del vento – ci spiega Linda – si fanno le “difese incannucciate”( ne parla anche Columella nel suo De re rustica)  E nella stradina che ci riporta alla piazza le targhe sulle case ricordano  i luoghi  un tempo frequentati dai confinati.

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Finiamo in bellezza con il giro in barca organizzato in quattro e quattr’otto dalla nostra bravissima guida, che prenota per noi due capaci imbarcazioni. Ed è così che, fatto il periplo di Ventotene, ci accostiamo al profilo del carcere di Santo Stefano, cogliendo il senso inquietante di questa forma architettonica a ferro di cavallo [panopticon] che – ideata verso la fine del secolo XVIII dal filosofo e giurista Jeremy Bentham  – permetteva al potere (con poche guardie) di controllare tutti i  reclusi senza che se ne rendessero conto. Tranquillo ritorno in traghetto sino a Formia, cena con le  gustosissime tielle locali (pizze rustiche ripiene di pesce) seguita dalle rituali quattro chiacchiere al fresco

Sabato 10 giugno

Stamattina percorriamo la via Flacca, la costiera che da Gaeta a Sperlonga è disseminata di torri ( sistema di fortificazioni – circa trecento – voluto da don Pietro da Toledo per la difesa delle coste del vicereame) in un susseguirsi di belle spiagge incastonate tra mare e montagna. La nostra prima meta – imperdibile – è il Museo Archeologico, nato dall’eccezionale ritrovamento che negli anni ‘50, durante la costruzione della strada litoranea, portò alla scoperta della sontuosa dimora e delle opere di straordinaria qualità artistica, quelle sculture  che dovevano ornare per volere di Tiberio l’immensa grotta annessa alla villa. Ridotte in mille frammenti forse per fanatismo religioso in sfregio a testimonianze di civiltà pagana, vennero poi ricomposte per formare l’attuale nucleo del museo, voluto dalla passione dei cittadini di Sperlonga scesi in piazza per  impedirne il trasporto nella capitale.   Sul gruppo scultoreo detto di Scilla si è trovata un’iscrizione che risale a certo Pasquino, ricco proprietario terracinese e poeta dilettante amico di Marziale; detta iscrizione fa attribuire l’opera, di squisita fattura, ai tre artisti, Agesandro, Atanodoro e Polidoro, autori anche, secondo Plinio il Vecchio, del Laocoonte conservato ai Musei Capitolini.  Luciana ci offre le sue riflessioni di studiosa sui rapporti tra scultura di  età  classica e moderna. E proseguiamo, in un crescendo di emozioni, davanti al gruppo dell’Accecamento di Polifemo, quasi interamente ricostruito ma ugualmente strabiliante; poi la Testa di Ulisse, nota al grande pubblico perché usata dal popolare programma televisivo di Alberto Angela  come immagine di apertura; Ganimede rapito dall’aquila; Diomede che porta via da Troia il Palladio… e così via. Attraverso un piccolo sentiero immerso nella vegetazione mediterranea scendiamo al sito della villa di Tiberio e alla Grotta con la piscina e la peschiera. Dopo il crollo delle rocce, nel 26 d.C., Tiberio non vi mette più piede e riprende a frequentare Villa Iovis a Capri. Lasciato il Museo, superata sulla destra la magnifica costruzione in pietra, casa di vacanze di Raf Vallone e della sua famiglia, (ma qui venivano d’estate anche, tra gli altri,  Rosetta Loy e Natalia Ginzburg)  proseguiamo per Sperlonga, bellissimo borgo a picco sul mare, ricco di angoli suggestivi: tra gli altri ci colpisce una parete affrescata  a mo’ di fumetto,  ispirata alla storia  romanzesca del tentato rapimento da parte del corsaro Khayr al-Din detto il Barbarossa ai danni della bellissima Giulia Gonzaga.

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Dopo la sosta a un caffè della piazzetta, decidiamo di tornare a Gaeta, in modo che ognuno di noi possa organizzarsi il pomeriggio liberamente e come meglio crede. Il gruppo si divide tra Museo Diocesano, via Indipendenza e passeggiata al monte Orlando; io scelgo la terza alternativa e in sette (con Elisa, Franca, Clara, Patrizia, Emanuella e Nicola) raggiungiamo attraverso sentieri ombrosi il punto più alto, coronato dal Mausoleo di Lucio Munazio Planco. Anche stasera la cena dell’albergo merita applausi: paccheri al  ragù di pesce,  fritto di alici e calamari, dolce al cacao amaro.  Conclusione elettrizzante con il nostro assalto collettivo al trenino turistico che in un crepitio di urla di entusiasmo e risate ci porta sferragliando nel cuore della movida del sabato sera.

Domenica 11 giugno

Siamo arrivati al giorno della partenza e anche stavolta vogliamo inserire nel viaggio di trasferimento qualcosa che valga la pena di conoscere. A Ventaroli, frazione di Carinola, facciamo, grazie alla preziosa e colta  guida dell’architetto Valente, una scoperta entusiasmante, la chiesa di Santa Maria in Foro Claudio,   basilica paleocristiana edificata  nel V-VI secolo sui resti di un tempio romano , poi chiesa romanica a tre navate, a lungo  sede episcopale sino al trasferimento a Carinola nel 1099. Funzionò come chiesa fino al XVIII secolo, poi venduta, e adibita a stalla….Gli affreschi, realizzati dal X al XVI secolo,  sono veramente notevoli: quelli dell’abside  fortemente bizantineggianti, ma con una vena popolaresca; al centro campeggia la Madonna e non Cristo Pantocratore, elemento questo che la distingue insieme alla vicina S. Angelo in Formis

La Madonna è raffigurata più volte nelle pareti (la più antica è quella nella navata sinistra); poi santi, santi a profusione, San Bernardo, San Nicola, San Leonardo e San Bartolomeo, curiosamente col coltello in mano. Un’altra scoperta degna di nota: sotto gli affreschi del catino absidale,  una sorta di tappezzeria decorativa di sconcertante modernità, affrescata  con elefantini che sostengono torri (potere episcopale – culto mariano), che  studiosi locali  fanno risalire  al ‘200.

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Alla fine, desta stupore e ammirazione la parete destra, affrescata con il Giudizio Universale e con le arti e mestieri, documento storico delle corporazioni medievali degli artigiani, illustrate con tanto di denominazione e di particolari curiosi (diavoletto sulle spalle, monito al mercante dell’esistenza di un giudizio finale).  E qui un’annotazione della nostra  guida:  Carinola,  città carceraria per vocazione, registra la presenza di 500-600 detenuti nel locale carcere, a lungo classificato anche come carcere di massima sicurezza.

Ritornati in paese, visitiamo Carinola, con begli edifici, come Palazzo Marzano, esempio di arte catalana, palazzo Petrucci Novelli, e la Cattedrale. Ma Carinola è anche il paese natale di Matilde Serao (nella nostra passeggiata ne costeggiamo la casa natale, purtroppo in condizioni di deplorevole abbandono) e di padre Michele Piccirillo, figura luminosa di francescano e archeologo, a cui si devono importanti ritrovamenti, tra  cui quelli sul  monte Nebo in Giordania (lo ricordo, anni addietro, in un indimenticabile incontro nell’Ateneo barese).

Teano è la tappa finale.  Da Ventotene a Teano. Tra questi due luoghi toccati dalla storia si è mosso il nostro viaggio.   A Teano, in attesa di visitare il Museo Archeologico, andiamo a pranzo nel Bistrot 26: ambiente arredato con tocchi originali, proposte gastronomiche del territorio,  molto curate, accoglienza di grande cortesia  e amabilità.

Dopo pranzo, la scoperta del Museo Archeologico. Molto interessante, ricavato all’interno del complesso monumentale tardo-gotico detto del Loggione e Cavallerizza, conserva i reperti, notevolissimi, del territorio dell’antica Teanum Sidicinum, abitata dagli Osci e dagli Ausoni, la cui presenza pare attestata dai vasi in bucchero rosso; le epigrafi preromane in lingua osca e  quelle in lingua latina (a Silla la nostra guida attribuisce la distruzione della cultura italica preromana); il mosaico del 4° secolo d.C. , trovato nel mausoleo della Gens Geminia in località S. Amasio, e  considerato come la più antica raffigurazione musiva dell’Epifania conosciuta al mondo. E, per finire,  la sezione dedicata al Teatro Romano, sembra,  identico a quello di Leptis Magna in Libia.

12 marzo 2017: Pomarico (Mt) – Tra sentieri botanici, vecchi vicoli e antiche carte

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Programma

ore 8.15       partenza da Largo Sorrentino

ore 8.30      partenza da Largo 2 Giugno

ore 10.00       Pomarico

Una passeggiata nel bosco “Lamaferrara” tra il Verde del territorio.

Le erborizzazioni dei botanici romantici sul sentiero Giuseppe Camillo Giordano.

Letture da “La vicenda di G. C. Giordano. Frammenti d’erbario di un botanico romantico” e riconoscimento di erbe spontanee.

Ore 13.00      Pranzo presso “Fontan di Noce”

Ore 15.00        Il Palazzo Marchesale “Donnaperna” (metà ‘700)

con il suo Salone Rosa e le antiche carte dell’Archivio storico comunale

ore 16.30         Il basso centro storico (dal 1600 agli inizi del 1800)

La chiesa di San Michele Arcangelo (1748) con tele di Pietro Antonio Ferro 1601 e Andrea Vaccaro;

La chiesa di Sant’Antonio da Padova,  (XVII sec.): tele del seicento e del settecento di Pietro Antonio Ferro (la Deposizione e la Madonna col Bambino coi santi Francesco e Antonio del 1625) e Domenico Guarino.

ore 20.30       Bari      Largo 2 Giugno–Largo Sorrentino

 

Informazioni e prenotazioni

Lucia Aprile 339.4029450  Angela Mengano 338.4639612

 

 

La Ferrara d’autore: con Ludovico Ariosto e Giorgio Bassani

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Diario di viaggio d’autunno

La Ferrara d’autore: con Ludovico Ariosto e Giorgio Bassani

14-17 ottobre 2016

a cura di Angela Mengano

Venerdì 14

Siamo una piccola brigata stavolta, con un pullman da 50 posti messo a disposizione dalla ditta Petruzzelli per 22 partecipanti: Lucia, io, Elisa, Imma, Adriana Pepe, Luciana Cusmano, Laura Carenza, Marta Attolini, Isa e Giorgio, Marisa Selvaggi, Mariangela Sportelli, Lalla e Tina Traini, Milena Cisternino, Adriana Lancieri, Clara Loiacono, Giovanna Bruno, Ersilia Marra, Franca Botrugno, Mariolina Passaro, Rachele Tateo; in serata, a Ferrara, si uniranno a noi Gisella Romanazzi e suo marito Renato. Prima pausa caffè a Chieuti. Lucia ci introduce al viaggio con letture scelte sull’opera di Ludovico Ariosto e sulla mostra allestita nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara per i 500 anni dell’Orlando furioso e centrata sull’immaginario visivo dell’autore. In pullman ci scambiamo commenti sulle principali notizie del giorno, la morte di Dario Fo, il Nobel per la letteratura a Bob Dylan che ha fatto tanto discutere. Dopo la sosta pranzo al grill di Falconara Marittima proseguiamo per Bologna, accompagnati da pioggia scrosciante fino all’entrata nel MAMBO. La mostra “David Bowie is” è un viaggio affascinante -da percorrere con le cuffie- per immergersi nel mondo di un artista geniale a 360 gradi che lascia un segno indelebile del suo passaggio, mi verrebbe da definirlo “rinascimentale” se non fosse che uno come lui sfugge a qualsiasi tipo di catalogazione.

bowie

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14 – 17 ottobre 2016: La Ferrara d’autore con Ludovico Ariosto e Giorgio Bassani

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Viaggio d’autunno.
La Ferrara d’autore: con Ludovico Ariosto e Giorgio Bassani
14 – 17 ottobre 2016

“Quando entro nel Furioso, veggo aprirsi una galleria regia, ornata di cento statue antiche dei più celebri scultori, con infinite storie di pittori illustri,con un gran numero di vasi,di cristalli, d’agate di lapislazzuli e d’altre gioie,e finalmente ripiena di cose rare, preziose, meravigliose” Galileo Galilei

“Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto…” Giorgio Bassani

Venerdì 14 ottobre 2016
ore 7,00/7,15 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
pranzo libero
ore 14,00 arrivo a Bologna
Visita guidata della mostra “David Bowie isda Londra a Bologna Mambo
Ore 19.00 arrivo a Ferrara. Cena e pernottamento Hotel Orologio

Sabato 15 ottobre 2016
Ore 8.00 sveglia e prima colazione
Ore 9.30 Ferrara Palazzo dei Diamanti : la mostra “Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi” per i 500 anni dell’ Orlando Furioso
pranzo libero
La Ferrara rinascimentale e i luoghi di Giorgio Bassani.
Il ghetto , le antiche mura , Palazzo Schifanoia
Ore 20,30 cena ristorante pernottamento Hotel Orologio

Domenica 16 ottobre
Ore 7.30 sveglia e prima colazione
Ore 9.00 Ferrara Convento di clausura S. Antonio in Polesine con affreschi di scuola giottesca,
ore 10.30 verso Comacchio
Visita e pranzo a Comacchio
Ore 15 L’ anima del Fiume: escursione in barca tra i Casoni , la vegetazione , gli uccelli del Po
Cena e pernottamento Hotel Orologio

Lunedì 17 ottobre
Ore 7.00 sveglia e prima colazione
Loreto “ La Maddalena tra peccato e penitenza” mostra a cura di Vittorio Sgarbi.
Pranzo
Nel pomeriggio ritorno a Bari.
Arrivo previsto entro le ore 22.00 /23.00

Lucia Aprile 339.4029450 338.6092628
Angela Mengano 338.4639612

Pensando a Nino Lavermicocca. Quando Taranto era Taras e Sibari Σύβαρις

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Diario di viaggio

Taranto – Sibari 

27 e 28 febbraio 2016

 “Pensando a Nino Lavermicocca . Quando Taranto era Taras e Sibari Σύβαρις”

La nostra escursione di due giorni nella Magna Grecia, nell’ultimo weekend di febbraio.

 

a cura di Angela Mengano e Isa Bergamini

Sabato 27 febbraio

Nel Chiostro medievale del convento di San Domenico Maggiore, nel cuore della città vecchia,

chiostro

ci attende, a Taranto, l’archeologa Gemma Russo per la visita alla mostra “Sulla strada 6500 anni fa. Ritratto di una società della Preistoria”. Curata dalle archeologhe Francesca Radina e Armanda Zingariello, la mostra propone una ricca documentazione degli scavi condotti sulla necropoli neolitica di Galliano venuta alla luce nel territorio di Palagiano durante i lavori dell’ANAS per l’ammodernamento della statale 106.

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27-28 febbraio 2016: Pensando a Nino Lavermicocca – Taranto Sibari

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Taranto

Pensando a Nino Lavermicocca
quando
Taranto era Taras
e
Sibari Σύβαρις

Sabato – Domenica 27-28 febbraio 2016

 

 

Sabato 27 febbraio

ore 7.30      partenza da Largo Sorrentino / 7.40 Largo 2 Giugno

ore 9.30      Taranto:      Città vecchia,  via Duomo, 33

La Chiesa, il Campanile, il Chiostro di San Domenico con le mura greche; la confraternita dell’Addolorata con un tratto del tempio magno-greco di oltre 2500 anni fa

Sulla strada…6.500 anni fa. Ritratto di una società della Preistoria

Mostra allestita dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia sulla necropoli di Galliano risalente al periodo Neolitico Visita guidata

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Archeologia industriale nel Salento

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Diario di viaggio

Archeologia industriale nel Salento

28-29 novembre 2015

a cura di Angela Mengano

Sabato 28 novembre

Una fredda seppur soleggiata mattina di fine novembre per conoscere alcuni segni significativi del patrimonio industriale nel territorio salentino. Antonio Monte, architetto e ricercatore, attento studioso della materia, ci aspetta a San Cesario di Lecce, in via Ferrovia, davanti all’ex distilleria De Giorgi, per introdurci negli ambienti ove prosperò (attiva fino al 1999) una industria che era un fiore all’occhiello per l’intera regione. I suoi liquori andavano in giro per il mondo: basti pensare alla scena di Casablanca in cui l’inconfondibile profilo della bottiglia di Anisetta De Giorgi è ben visibile sul bancone del bar a cui è appoggiato Humphrey Bogart!

Anisetta foto

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28 – 29 Novembre 2015: Archeologia industriale nel Salento

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distilleria
ferrovia
anisetta de giorgi

Archeologia industriale nel Salento

28 – 29 Novembre  2015

“Il respiro del tempo è imprigionato qui,  nell’odore di anice che ti accompagna, e non sai capire se sia frutto di allucinazione.” Giovanna Buttazzo sulla Distilleria De Giorgi

Sabato 28 novembre  Bari
ore 7.30
partenza da Largo Sorrentino / 7.40 Largo 2 Giugno
ore 10.30        San Cesario di Lecce
L’ex Distilleria de Giorgi.
Visita guidata dal prof. Antonio Monte , docente di Architettura del paesaggio e patrimonio industriale presso Università del Salento

Aperitivo in casa Pomarico

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Nel Mugello con Don Milani, con Dino Campana

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Diario di Viaggio

Viaggio nel Mugello

24-28 ottobre 2015

a cura di Angela Mengano

Sabato 24

All’appuntamento in largo Due Giugno, sul pullmino da 30 posti (autista Piero), siamo insolitamente pochi, solo quindici. Una sosta per il caffè a Vallata; una per lo spuntino ad Anagni, e siamo a Sarteano, piccolo borgo ai limiti delle terre senesi dove Luca, nostra guida,ci porta alla necropoli delle Pianacce, in aperta campagna, a visitare una tomba etrusca, la Quadriga infernale: affreschi strepitosi a colori vivaci, che raffigurano un Caronte etrusco traghettatore di anime nell’Aldilà.

Caronte

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24-28 ottobre: Nel Mugello con Don Milani, con Dino Campana

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Nel Mugello con Don Milani, con Dino Campana

24 – 28 ottobre 2015

 

Sabato 24 ottobre Bari – Sarteano – Montevarchi

ore 7.20 partenza da Largo Sorrentino / 7.30 Largo 2 Giugno

Pranzo libero

ore 15.30 Sarteano: La tomba etrusca Quadriga infernale e i suoi reperti nel Museo archeologico. L’Annunciazione del Beccafumi nella chiesa di San Martino

Montevarchi Cena e pernottamento

Hotel Il viandante tel. 055 9738772 Ristorante “I Vecchi Amici

 

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24-29 maggio: Itinerario tra fiumi, navigli e canali tra Vigevano, Pavia e Piacenza

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Il parco del Ticino. Vigevano. Pavia. Piacenza
24-29 maggio 2015

Domenica 24 maggio Bari- Forlì
ore 7.00 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
Pranzo libero
Forlì.  Sistemazione in albergo.
Musei San Domenico “Boldini Lo spettacolo della modernità“ Visita guidata
Cena in trattoria e pernottamento a Forlì. Prosegui la lettura…

25 aprile escursione a Massafra

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Massafra
25 aprile 2015

Massafra_Centro

Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. E’ una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone. Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino nel cuore del tempo. Il puro medioevo, intorno. Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte, svevo o normanno, puntato come uno sperone verso là dove l’abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata. Il cielo è sbiadito e la sua luce colpisce accecante il borgo e le rocce, uguali in colore e in vastità, in vecchiezza e in silenzio.
L’architettura di Massafra, intorno al motivo dell’abisso di rocce che le si apre nel cuore e l’allarga in spazi e vuoti grandiosi, è di una coerenza che fa pensare al rigore di uno stile. Non c’è nulla in questo paese che incrini la purezza dell’architettura, che si è stratificata casa per casa, vicolo per vicolo, intorno alle cattedrali.
È una tettonica pura, al suo stato naturale: il tempo in un dato anno, o secolo, si è fermato, e la città si è serbata fuori di esso, fossile e incorrotta. (Pier Paolo Pasolini) Prosegui la lettura…

Diario del viaggio nei luoghi della Grande Guerra

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Diario di Viaggio

Nei luoghi della Grande Guerra – la Transumanza della Pace

7 – 12 marzo 2015

a cura di Angela Mengano e Imma Silletti

7-12 marzo 2015
Partiamo in 18 stavolta (con un pulmino da 30 posti, autista Piero). Durante il lungo viaggio in autostrada, spezzato soltanto da un paio di pause “tecniche”, Lucia ci aiuta a entrare nello spirito del viaggio condividendo con noi letture e riflessioni (tra l’altro le lettere scritte alla madre da un mio zio, fratello di mio padre, caduto sul Montello proprio negli ultimi giorni della Grande Guerra.)
Il gruppo è così formato:
Lucia, Gigi, Luisa V., Laura Q., Margherita, io, Elisa, Imma, Renata P. (con cui dividerò la stanza), Mariella e Vittorio P., Giovanna V., Carla F., Milena C., Adriana L., Marta A., Mariolina P. e Rachele T.
Prima tappa a Nonantola, che a causa del terremoto avevamo dovuto cancellare dall’itinerario del nostro viaggio verso le fabbriche Zegna e Olivetti nel maggio del 2012.

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Week end di silenzio, diario di viaggio – Napoli 7/8 febbraio 2015

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Diario di viaggio

Week end di silenzio

NAPOLI 7 – 8 Febbraio 2015

a cura di Angela Mengano

Partiamo in 37 più Piero (l’autista di Petruzzelli); ci raggiungeranno a Napoli Laura Carenza e sua figlia Marta.
Superate le ansie da maltempo incombente (e preannunzio di fenomeni nevosi sul tratto appenninico) imbocchiamo l’Autostrada per Napoli. Durante il percorso Lucia ci comunica che l’idea dell’itinerario di viaggio è nata in lei dalla lettura di un articolo di Beppe Sebaste pubblicato dall’Unità nel 2009 (“La parola è silenzio”), e dal desiderio di coltivare il progetto sul silenzio, presente da qualche anno nei temi dell’Adirt e iniziato – vorrei ricordare – con il viaggio d’Autunno del 2011 tra Anghiari e Pieve Santo Stefano. Prosegui la lettura…

L’Altro Vulture escursione del 21-22 marzo

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L’altro Vulture
21 – 22 marzo 2015

Sabato 21 marzo
ore 7.50/ 8.00 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
Ore 10 arrivo a Ripacandida San Donato del XIV sec.
Il Chiostro del Monastero dei Padri Francescani Osservanti
Ore 13 Pranzo al Boschetto (azienda agrituristica del Vulture)
Ore 15,30 arrivo a Barile. Le antiche cantine scavate nel tufo oggi utilizzate per l’invecchiamento del vino.
La Chiesa Madre della Madonna delle Grazie con opere d’arte del XV sec.
La chiesa di S. Nicola del 1780
La Fontana dello Steccato del 1793 con immagini apotropaiche.
Cena e pernottamento
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Viaggio nei luoghi della Grande Guerra 7-12 marzo

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Nei luoghi della Grande Guerra – La Transumanza della Pace
7-12 marzo 2015

Sabato 7 marzo
ore 6.40/7.00 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
Pranzo libero
Nonantola. La Basilica abbaziale ,uno dei più significativi esempi di arte romanica del nord Italia. Villa Emma: una bella storia durante gli anni bui dell’olocausto ebraico
Cena e pernottamento in hotel Prosegui la lettura…

Weekend di silenzio a Napoli 7 e 8 febbraio 2015

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Sabato 7 febbraio – Domenica 8 febbraio 2015
Un weekend di silenzio a Napoli nel Monastero delle Suore di Santa Brigida e con l’Arte di Vincenzo Gemito a Capodimonte

camaldoli mappa

Sabato 7 febbraio
Ore 7.30/7.40 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
ore 11.00 Visita guidata delle basiliche paleocristiane (395 d.C ) a Civitile, un patrimonio storico-archeologico unico al mondo, con la prof.ssa Elena Silvestrini
ore 13,00 pranzo libero
ore 15.00 Napoli Eremo SS. Salvatore a Camaldoli
ore 16.00 Visita all’Eremo dei Camaldoli con la dott.ssa Maria Elena Maffei
ore 19.30 Cena a cura delle Suore Brigidine e pernottamento nel Monastero Prosegui la lettura…

Diario del viaggio d’autunno: Fabriano e Assisi 13-16 novembre 2014

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Diario del viaggio d’autunno

Fabriano e Assisi

13-16 novembre 2014

a cura di Angela Mengano

Siamo partiti da Bari alle sette, destinazione Fabriano, in 35, oltre a Piero, il nostro ottimo autista. Pausa caffè fulminea, già a Cerignola. In pullman, Lucia comincia a introdurci pian piano nell’atmosfera del viaggio, parlandoci di Gentile da Fabriano, che ci accingiamo a riscoprire nella mostra a lui dedicata nella sua città natale, e del Vangelo di Pasolini – di cui ricorre il 50°- ma anche e soprattutto della Cittadella di Assisi, che ci ospiterà nella giornata di sabato, grazie alla paziente opera di tessitura di Lucia e di Ester Bonsante insieme a Emanuele, suo consorte. Senza fare tante soste in autostrada, tra le due e le tre siamo già in albergo, a Fabriano, all’hotel Gentile.
Il pomeriggio è dedicato a due musei, uno più carino dell’altro, entrambi alloggiati in ambienti storici sapientemente recuperati:
– Il Museo della Carta, doveroso omaggio alla storica tradizione di Fabriano, affermatasi nei secoli leader nella produzione della carta, come ci racconta Michele, perfetto affabulatore che dall’inizio alla fine del percorso di visita ci dà dimostrazione pratica di come si fa la carta a partire dagli stracci raccontandoci – attraverso la storia – tanti gustosi aneddoti, mostrandoci macchinari e congegni d’epoca, pergamene, monete cartacee filigranate, il tutto nella entusiastica convinzione che la carta non soccomberà di fronte alla rivoluzione tecnologica (ma al nostro ingresso aveva esordito con un “Grazie per essere venuti al capezzale della carta”).

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Viaggio d’autunno: Fabriano – Assisi 13 – 16 novembre

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Giovedì 13 novembre
ore 7.00 partenza da Largo Sorrentino / Largo 2 Giugno
ore 14,00 arrivo a Fabriano. Sistemazione in hotel
pranzo libero
Pomeriggio: visita del Museo della Carta e del Museo del Pianoforte Storico e del Suono.
Ore 20.00 Cena e pernottamento in albergo. Prosegui la lettura…

Un paese azzurro: Casamassima / Una mostra a Conversano 19 ottobre 2014

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Diario di Viaggio

Un paese azzurro: Casamassima / Una mostra a Conversano

19 ottobre 2014

a cura di Angela Mengano

In una splendida giornata di sole andiamo alla scoperta di un paese a due passi da casa nostra, che per noi è stato, sinora, quasi soltanto uno svincolo stradale per Auchan.
Con le guide della Pro Loco che ci attendono al nostro arrivo, la giovanissima Luna, insieme a sua madre, architetto, napoletana d’origine, animatrice di appassionate battaglie per la riscoperta del territorio – e a Giovanni De Tommaso, studioso di storia locale, facciamo la prima inaspettata scoperta: una piccola chiesa romanica, in parte ricostruita, intitolata a Santa Lucia, oltre che alla Madonna del Soccorso (stranamente raffigurata, nella tradizione iconografica ad essa dedicata, con un randello in mano!).

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domenica 19 ottobre escursione a Casamassima e Conversano

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Un paese azzurro : Casamassima
Una mostra a Conversano
19 ottobre 2014

mostra Conversano

ore 8.45 partenza da Largo Sorrentino ore 9.00 partenza da Largo 2 Giugno
ore 10.00 Casamassima
La musica nel Conservatorio delle Monacelle. Racconto e visita guidata.
Il centro storico e le sue tracce d’azzurro
Il Cimitero Polacco (uno dei tre in Italia) a circa 4 km dall’abitato sulla S.S.100.
Nel cimitero riposano le salme di 431 polacchi, feriti nella battaglia di Montecassino e deceduti nell’ospedale militare polacco di Casamassima, dove arrivavano per essere curati.
Ogni anno il 2 novembre vengono commemorati con una cerimonia alla quale partecipano una delegazione dell’Ambasciata di Polonia e discendenti dei caduti provenienti dalla Polonia. Prosegui la lettura…

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